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La sicurezza economica e il Made in Europe

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Da qualche anno la “sicurezza economica” è al centro dell’agenda europea. E non potrebbe essere altrimenti in un contesto geo-politico in cui gli strumenti economici sono utilizzati per promuovere obiettivi strategici. I tempi della “grande ingenuità” - quando l’Unione accoglieva senza troppe discriminazioni gli investimenti cinesi - appaiono, insomma, un’altra era. Basti ricordare che se i 10 miliardi di euro di investimenti cinesi registrati in Europa nel 2024 rappresentano un aumento rispetto agli anni immediatamente precedenti, la cifra è un quinto del valore del 2016. Non solo. Testimoniano la minor accoglienza europea anche la concentrazione settoriale e il più ristretto numero di investitori. I numeri del 2024, insomma, portano nomi molto precisi: quelli di CATL ed Envision nelle tecnologie verdi; di Geely nell’automotive; di Tencent nel settore tecnologico.

Si tratta di una contrazione che rivela, insieme alla selettività degli investitori cinesi, anche la crescente attenzione europea sul punto. Sufficiente pensare al fatto che negli ultimi anni sono state rafforzate, tra le altre, funzioni come quelle del controllo sugli investimenti diretti esteri. È stato introdotto il regolamento anti-coercizione, in protezione da pressioni economiche e politiche esercitate da Stati extra-UE. Sono state definite regole contro le sovvenzioni estere distorsive. In parallelo, anche in virtù di questi nuovi poteri, la Commissione ha condotto un numero crescente di indagini in ambiti di interesse strategico europeo: batterie, pannelli solari, treni elettrici, pale eoliche.

Pur mantenendo nel suo discorso pubblico un’impostazione orientata all’apertura dei mercati, insomma, l’Unione ha assunto con più decisione il ruolo di “Protettrice” del tessuto economico europeo.

Ed un’ulteriore conferma di questo cambio di fase è arrivata il 3 dicembre, con l’adozione di una nuova comunicazione della Commissione europea diretta, appunto, a “Rafforzare la sicurezza economica dell’Unione Europea”.

Se si tratta di un atto in linea con la strategia definita nel 2023 - fondata su promozione della competitività, protezione dai rischi, collaborazione con Stati amici - gli elementi di novità ci sono. In risposta all’esigenza di una risposta più decisa, veloce e unita, si propone un utilizzo “assertivo” degli strumenti dell’Unione, articolato su tre parole d’ordine: approccio integrato tra i diversi strumenti, miglioramento della governance, maggiore collaborazione con partners extra-UE.

È attorno a questi termini che la Commissione anticipa una serie di linee di azione che possono essere considerate tendenze di politica industriale a cui guardare.

La prima è relativa al profilo dell’analisi e dell’informazione. È chiaro che, di fronte alle sfide del nuovo contesto geopolitico, Stati membri e Commissione dovranno agire sempre più di concerto tra loro e sulla base di una conoscenza sempre più comune: relativamente a specifici problemi settoriali, alle dipendenze europee, alle situazioni di emergenza.

La seconda dimensione è quella finanziaria, in cui si delinea, insieme ad una maggiore concentrazione dei fondi europei verso produzioni strategiche che riducono il livello di dipendenza, anche una specifica attenzione ai beneficiari dei fondi europei, per evitare essi finiscano........

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