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Un altro (inutile?) premio nel cinema e audiovisivo: il “Premio Maximo” per la serialità televisiva

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Venerdì 19 dicembre 2025 è stata annunciata la nascita di un nuovo “premio” che vuole addirittura emulare i “David di Donatello”: se ne sentiva il bisogno?! Si tratta del Premio “Maximo”, che nasce nell’ambito dell’“Italian Global Serie Festival”, la kermesse dedicata alle serie televisive ed alle produzioni seriali, iniziativa ideata dalla ex Presidente di Cinecittà, Chiara Sbarigia, dimessasi da via Tuscolana anche a seguito delle polemiche per il suo sempre latente conflitto di interessi, in quanto anche Presidente della maggiore lobby dei produttori tv, ovvero l’Apa (Associazione Produttori Televisivi). Sbarigia si è dimessa il 29 giugno, l’indomani dopo la conclusione della prima edizione del festival (21-28 giugno), su invito del Ministro Alessandro Giuli, anche a causa di polemiche intorno al ruolo svolto da Fabio Longo, consulente di Sbarigia e della Sottosegretaria Lucia Borgonzoni, nel tentativo di “addomesticare” giornalisti critici. 

La prima edizione del festival si è tenuta tra Rimini e Riccione nel giugno 2025, territori elettorali della senatrice Lucia Borgonzoni, Sottosegretaria alla Cultura con delega a cinema e audiovisivo, di cui Sbarigia è ancora oggi prima consigliera. Si tratta di un festival che ha beneficiato di un budget di circa 3 milioni di euro, di cui 2 milioni vengono dal Ministero della Cultura che li affida a Cinecittà, che li trasferisce all’Apa, con una oscura triangolazione. Un qualche sostegno al festival viene anche dalla Società Italiana Autori e Editori (Siae), che assegna un suo premio. Anche in questo caso, totale assenza di trasparenza nei flussi economici. 

La Presidente di Apa Chiara Sbarigia ha dichiarato: “in Italia mancava un premio televisivo equivalente ai ‘David di Donatello’ del cinema, e con la Fondazione Maximo intendiamo colmare questa lacuna”. Siedono nel Consiglio Direttivo della neonata Fondazione Maximo: Francesco Giambrone (Presidente dell’Agis), Marco Parri (Presidente Federazione Italiana Spettacolo dal Vivo), Bruno Sconocchia (Presidente Assoconcerti), Mario Lorini (Presidente Anec esercenti cinematografici)… Si osservi come nessuno di questi quattro presidenti di associazioni imprenditoriali ha specifica competenza in materia di televisione, curiosamente. 

Gli altri 4 membri del Cda sono: Aurelio Regina (Presidente Fondimpresa, “fondo paritetico interprofessionale nazionale per la formazione continua”, promosso da Confindustria e Cgil, Cisl, Uil); Nicola Serra (ceo di Palomar, controllata dalla multinazionale francese Mediawan); Raffaella Leone (ceo Leone Film Group, nel cui capitale c’è la Mdv Capital di Leonardo Maria Del Vecchio), Maite Carpio Bulgari (ceo di Garbo Produzioni, ma anche Vice Presidente di Leone Film). 

Chi finanzia il neonato Premio?! Ovviamente non è dato sapere. 

Anche l’“Italia Global Series Festival”, nel cui ambito il “Premio Maximo” nasce, ignora gli obblighi di legge in materia di trasparenza, non pubblicando i dati relativi ai contributi che riceve da enti pubblici.

Continua a prevalere opacità, capitale relazionale, amichettismi intrecciati, intermediazione politica non trasparente.

Questa patologia riguarda gran parte dei festival, dei premi, delle kermesse che affollano l’Italia. 

Si tratta di un “universo” ancora assai poco esplorato, che può vantare oltre 3.000 iniziative sparselungo tutto il territorio nazionale, sulla base del censimento promosso dall’IsICult Istituto italiano per l’Industria Culturale, che cura da alcuni anni il progetto di ricerca “Italia dei Festival”, sostenuto dal Ministero della Cultura (alcuni risultati dello studio IsICult sono stati pubblicati nel 21° Rapporto Federculture “Impresa Culturale”, edito nel luglio scorso da Gangemi). Fino a questi primi risultati dello studio dell’IsICult lo stesso Ministero della Cultura non aveva cognizione di quanti fossero i festival in Italia: e si pensi che soltanto 600 dei 3.000 festival italiani beneficiano di un contributo del Ministero della Cultura. Gli altri vivono grazie al sostegno di Regioni, Comuni, fondazioni bancarie, sponsor privati…

Se fino al 2024 il Ministero nemmeno sapeva quanti fossero i festival in Italia, sarebbe veramente “troppo” sperare (pretendere) che di ogni iniziativa si potesse conoscere (trasparenza a parte) anche la effettiva ricaduta socio-economica, oltre che culturale… 

E quindi nel mentre, anno dopo anno, nascono, crescono (ed anche muoiono, dato un tasso di interruzione delle attività abbastanza alto) centinaia e centinaia di festival, premi, kermesse.

Anche di quelli più importanti in verità poco si sa, al di là dei “red carpet”… Un caso emblematico e sintomatico è certamente rappresentato dal “David di Donatello”.

Il “David di Donatello” è senza dubbio il più prestigioso premio del cinema italiano, ma negli ultimi anni sono cresciute le critiche verso la manifestazione, giunta nel 2025 alla sua 70ª edizione. 

Basti osservare che nessuno sa come vengano cooptati i giurati (sfogliando il lungo elenco, emergono non pochi Carneade), e ci si domanda quanti degli oltre 2.000 (duemila!) giurati vedano realmente i film........

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