Approvata la Legge di Bilancio e pubblicata in Gazzetta, si svela la «finanziaria invisibile». L’altra manovra, che oltre le misure previste nell’articolato, si snoda all’ombra delle Tabelle tra rifinanziamenti, definanziamenti e riprogrammazione di fondi già previsti a legislazione vigente.
Un’operazione imponente, quasi del tutto ignorata, che muove 11 miliardi nel bilancio ’24 e 30 nel triennio, fatta soprattutto di tagli e rinvii di investimenti, che riducono il deficit di 3,8 miliardi nel 2024, 3 nel 2025 e ben nove nel 2026. Con la manovra sulle Tabelle, la portata effettiva della Legge di Bilancio per il 2024 scende dai 24 miliardi dell’articolato a 21,1 miliardi di euro. Dentro c’è di tutto, dal maxi- rifinanziamento di 4,5 miliardi alla Difesa, a quello mini di 3 milioni per l’Autodromo di Imola, passando per i tagli ai fondi di Anas, Rfi e Demanio, alla riprogrammazione di quelli per il sisma 2016.
di Enrico Marro e Claudia Voltattorni
Alla Difesa 4,5 miliardi in più
Dalla manovra invisibile emerge innanzitutto il nuovo stanziamento per la Difesa, con 4,5 miliardi in più nei prossimi tre anni, che diventano 22,5 fino al 2038. Una parte dei fondi, circa 1 miliardo nel triennio, arriva dalla riprogrammazione degli investimenti della stessa Difesa, che vengono rinviati oltre il 2026.
Nelle Tabelle c’è anche il rifinanziamento delle Missioni di pace internazionali per 1,8 miliardi, quasi tutti nel ’24 (1,5 miliardi).
Mano soldi per la ricostruzione post sisma in Centro Italia
Al contrario, vengono rimodulati, riducendoli, gli stanziamenti per la ricostruzione dopo il terremoto in Centro Italia. E’ vero che ci sono 500 milioni in più nel triennio, di cui 50 nel ’24 e 150 nel ’25 per la ricostruzione pubblica (1,5 miliardi in tutto nei prossimi sei anni). Ma nello stesso tempo spariscono 200 milioni nel ’24, 1,1 miliardi nel ’25 e 170 milioni nel ’26 per la ricostruzione privata, per 1,5 miliardi complessivi, che slittano oltre il 2026.
di Massimiliano Jattoni Dall’Asén
Cultura, fondi per i Grandi progetti
È un po’ il gioco delle tre carte: investimenti già finanziati che vengono spostati in avanti nel tempo per aprire spazi di bilancio e spendere di più nell’immediato. Ad esempio Gennaro Sangiuliano, ministro titolare della Cultura, ha 50 milioni in più nel triennio per i Grandi progetti culturali (che arriveranno a 650 milioni nel 2038), e ha rimpinguato il gruzzolo per l’acquisto dei beni culturali: 30 per gli immobili, 12 per gli archivi, 3 per le opere d’arte contemporanea. Poi ha trovato i fondi per la Fenice, l’Opera di Roma, il Carlo Felice di Genova, il Maxxi di Roma. Per recuperarli, però, ha dovuto spostare 145 milioni di investimenti oltre il 2026.
Imprese, Turismo e Affari esteri
Nel complesso, il rifinanziamento di vecchie leggi di spesa vale ben 9,4 miliardi nel triennio. Il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, ha stanziato 120 milioni in più sul Fondo microprocessori, mentre la titolare del Turismo, Daniela Santanchè ha deciso di premiare gli impianti di risalita in montagna con 110 milioni, ed i cammini religiosi con 5 milioni l’anno. Antonio Tajani, alla Farnesina, avrà 30 milioni in più per l’acquisto di sedi all’estero, e 45 milioni per l’informatica, mentre dal Mef arrivano 75 milioni aggiuntivi per la Fondazione Ri.Med di Palermo sulle biotecnologie, 60 milioni per lo sport, 17,4 per i Policlinici delle Università non statali, 15 per le Politiche giovanili.
di Massimiliano Jattoni Dall’Asén
La riprogrammazione
Molto più consistente la dimensione dei fondi già stanziati che vengono spostati in avanti, aprendo margini di bilancio: 14,5 miliardi di euro nel triennio, di cui 2 quest’anno, 4,7 il prossimo, 7,8 nel 2026. La riprogrammazione riguarda solo la spesa in conto capitale, quindi gli investimenti, ed è anche grazie a questa operazione che è stata recuperata parte dei fondi per il Ponte sullo Stretto.
Il grosso viene dal rinvio della spesa, per 3 miliardi, del Fondo per il cofinanziamento delle politiche Ue, e degli investimenti di Rfi e Anas (che però hanno in compenso i fondi del Pnrr).
Slittano oltre il 2026 due miliardi di investimenti delle ferrovie, 2,2 dell’Anas, un miliardo per l’edilizia pubblica, 720 milioni per quella universitaria. Rinviati anche gli investimenti sulle caserme della Finanza, i centri polifunzionali del Viminale, la partecipazione ai programmi della Nasa.
I definanziamenti
L’ultimo capitolo riguarda i definanziamenti, veri e propri tagli di spesa. Tre miliardi arrivano dal Fondo opere indifferibili, che serve a compensare i maggiori costi dei materiali nei cantieri, altri 900 milioni dal Fondo perequativo infrastrutture, che verrebbe quasi completamente svuotato (c’erano ancora 4,2 miliardi, se ne tagliano 3,5). Dalle tabelle, poi, sparisce il cosiddetto “Fondo manovra” da 2,6 miliardi, creato con il decreto anticipi, e interamente utilizzato nella Legge di Bilancio.
In tutto, i definanziamenti valgono 7,4 miliardi, gran parte dei quali, 5,3 miliardi, migliorano i conti del 2024.
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02 gen 2024
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