Le lacrime nellâinfotainment sono concesse perché generano empatia e ascolti in più - Aldo Grasso /CorriereTv
Aldo Grasso
Una volta nelle scuole di giornalismo insegnavano che il cronista non deve mai piangere, deve sempre comportarsi - come si diceva - “a ciglio asciutto”. Sia nella scrittura che nella presenza in video. Ma adesso le cose sono cambiate.
L’ultimo esempio lo abbiamo avuto a “La Vita in diretta” quando una cronista si è messa a piangere e ha cominciato ad abbracciare il figlio a cui era appena stato rivelato che la madre era morta. Dal punto di vista umano, è una situazione comprensibilissima. Dal punto di vista giornalistico, merita qualche riflessione.
Più che un punto di vista giornalistico, in realtà siamo nel campo dell’infotainment che spesso è più intrattenimento che informazione. E nell’intrattenimento, le lacrime sono concesse. Serve anche constatare che le lacrime ormai fanno parte del racconto televisivo. E spesso sono chiamate perché generano empatia, condivisione con il pubblico. E quindi una lacrima in più significa anche qualche ascolto in più.
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Il caso de “La vita in diretta”: al cronista sono concesse le lacrime?
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04.04.2024
Le lacrime nellâinfotainment sono concesse perché generano empatia e ascolti in più - Aldo Grasso /CorriereTv
Aldo Grasso
Una volta nelle scuole di giornalismo insegnavano che il cronista non deve mai piangere, deve sempre comportarsi - come si diceva - “a ciglio asciutto”. Sia nella scrittura che nella presenza in video. Ma adesso le cose sono cambiate.
L’ultimo esempio lo abbiamo avuto a “La Vita in diretta” quando una cronista si è messa a piangere e ha........
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