«Giusto il coordinamento centrale delle risorse, non c’è un disegno accentratore»

All’indomani dell’incontro all’Unione Industriali col ministro Raffaele Fitto, il Corriere del Mezzogiorno ha intervistato il presidente di Unindustria Napoli Costanzo Jannotti Pecci.

Presidente, ieri Bankitalia Campania ha scattato una foto in bianco e nero sull’economia regionale, crescita lenta e occupazione che aumenta troppo poco, ma un vero boom del turismo e dell’export. Che ne pensa?
«In effetti l’incremento dell’export certificato da Bankitalia ha superato le più rosee previsioni. E anche il turismo ha superato i livelli pre Covid. Dobbiamo consolidare questi risultati. Gli incontri con i ministri servono anche a questo».

A proposito di ministri, due giorni fa Fitto all’Unione Industriali ha esposto la strategia sulla governance delle risorse per il Sud. Non intravede un disegno accentratore, che sembra contraddire la filosofia alla base dell’autonomia differenziata, contro la quale anche voi imprenditori del Sud vi siete schierati?
«Non parlerei di disegno accentratore. Da anni sottolineiamo l’importanza di un coordinamento centrale delle risorse, visto che l’esperienza delle Regioni, ancor più dopo la riforma del Titolo V, ha aggravato il divario Nord-Sud. Il ministro, col decreto Sud, sta andando incontro alle richieste del mondo delle imprese, in particolare meridionali. È però necessario che ciò avvenga in una visione complessiva, che proponga il rilancio del Paese a partire dal Mezzogiorno».

L’Ance lancia un grido d’allarme: la revisione del Pnrr mette a rischio in Campania 3mila progetti.
«Il fatto che tra le finalità del Piano vi sia, prioritaria, quella della riduzione delle diseguaglianze territoriali non comporta la sua immutabilità . Lo scenario internazionale è cambiato, dalle tensioni geopolitiche alle guerre, alle difficoltà di approvvigionamento energetico, al caro prezzi. È condivisibile che nella riformulazione ci sia anche un’attenzione dedicata al Repower Eu. Dall’ottica Sud, sarà importante ripartire le risorse favorendo un ruolo sempre più marcato del Mezzogiorno nel processo di riconversione energetica del Paese. Sulla revisione del Pnrr, va coniugata l’esigenza di spostare su altri capitoli di spesa opere non eseguibili entro giugno 2026 con quella di salvaguardare l’obiettivo del riequilibrio territoriale».

Anche voi lamentate una scarsa dotazione nella legge di Bilancio per i Contratti di sviluppo?
«Non c’è dubbio che 400 milioni per il ’24 e il ’25 sono poca cosa per cui se risorse vengono stralciate da interventi infrastrutturali finalizzati a colmare il divario meridionale, possono essere indirizzate a supporto della politica industriale, ma senza ridurre l’importo complessivo per il Mezzogiorno. Una soluzione in tal senso è quella di aumentare la dotazione per i Contratti di sviluppo, che, favorendo investimenti di impatto rilevante, possono contribuire a incrementarne la base produttiva e a creare nuova occupazione qualificata. Anche utilizzando una parte delle risorse dell’Fsc».

Condivide la nuova governance del Fondo sviluppo e coesione?
«Condividiamo la riforma, che pone le premesse per un utilizzo finalmente più efficace di questi fondi. La spesa Fsc per il precedente ciclo agli inizi di quest’anno risultava complessivamente meno del 40%. C’è un problema di tempistica e di qualità della spesa. Con gli Accordi per la coesione previsti dalla riforma, Governo e Regioni dovrebbero concertare gli obiettivi, impedendo ritardi e frammentazione degli interventi. Chiedo a Fitto di assicurare modalità di gestione che impediscano il sorgere di impasse se manca l’intesa con le singole Regioni. Definendo procedure stringenti nei tempi e tali da prevedere cosa fare anche in caso di mancati accordi. Rapidità ed efficacia non sono incompatibili».

Come giudica l’alert di Fitto sui fondi strutturali che nei fatti critica anche il governatore De Luca?
«Questi fondi servono per ridurre e azzerare gli squilibri, non possono essere protratti all’infinito. Dobbiamo ottimizzare assolutamente l’utilizzo delle considerevoli risorse attualmente disponibili per il Mezzogiorno».

Presidente, di risorse per il Sud non ce ne sono fin troppe?
«L’incertezza della disponibilità di determinate risorse è però una criticità . Penso alla decontribuzione. Proprio Fitto aveva anticipato una possibile svolta positiva: Bruxelles avrebbe acconsentito a renderla strutturale, senza rinnovare il beneficio ogni sei mesi. Il ministro ci ha preannunciato l’ennesima proroga, pur confermando l’impegno a contrattare con l’Ue una prosecuzione dell’intervento almeno a tutto il 2029. Sarebbe fondamentale per favorire nuovi investimenti. Ci preoccupa anche la previsione di rinnovare, per ora, soltanto per il 2024 il credito d’imposta per l’acquisto di beni strumentali da parte di chi opera nella Zes unica. Servono misure strutturali, non di corto respiro».

È favorevole alla Zes unica nel Sud? Molti temono si blocchi tutto.
«Siamo sostanzialmente favorevoli. La Zes unica ha il vantaggio di favorire un’operazione di marketing territoriale finalizzata all’attrazione di nuovi investimenti. Sapere che in tutta la macroarea vi sono tali condizioni permette ai potenziali investitori di fruire di maggiori possibilità di scelte localizzative. Tuttavia, è innegabile che le Zes avevano cominciato a decollare. Fitto ha sottolineato che dal 2017 a oggi sono state rilasciate solo 121 autorizzazioni, ma bisogna considerare che la partenza vera e propria è avvenuta nel 2021, dopo la nomina dei commissari e il varo dello sportello unico digitale. Chiediamo quindi che la svolta avvenga senza interrompere un percorso virtuoso avviato».

In Campania già erano giunte 74 autorizzazioni alla Zes.
«Dal punto di vista strategico, le 8 Zes rispondevano a una visione che puntava a rafforzare importanti snodi portuali, collegandoli ad aree di insediamento industriale e a poli logistici, nella prospettiva di una crescita complessiva del sistema produttivo. La Zes unica tenga conto di questa priorità nel suo Piano strategico triennale. Se non sarà operativa da gennaio, si continui con il lavoro delle 8 Zes. Bisogna evitare che un’opportunità si trasformi in un collo di bottiglia, anche per quello che riguarda la speditezza delle autorizzazioni. La struttura preposta dovrà essere efficace e anche numericamente all’altezza di una mole di lavoro molto più elevata di quella finora svolta dalle singole Zes».

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22 novembre 2023

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Jannotti Pecci: «Consolidare i risultati del Pil. Il dialogocon il governo è utile»

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22.11.2023

«Giusto il coordinamento centrale delle risorse, non c’è un disegno accentratore»

All’indomani dell’incontro all’Unione Industriali col ministro Raffaele Fitto, il Corriere del Mezzogiorno ha intervistato il presidente di Unindustria Napoli Costanzo Jannotti Pecci.

Presidente, ieri Bankitalia Campania ha scattato una foto in bianco e nero sull’economia regionale, crescita lenta e occupazione che aumenta troppo poco, ma un vero boom del turismo e dell’export. Che ne pensa?
«In effetti l’incremento dell’export certificato da Bankitalia ha superato le più rosee previsioni. E anche il turismo ha superato i livelli pre Covid. Dobbiamo consolidare questi risultati. Gli incontri con i ministri servono anche a questo».

A proposito di ministri, due giorni fa Fitto all’Unione Industriali ha esposto la strategia sulla governance delle risorse per il Sud. Non intravede un disegno accentratore, che sembra contraddire la filosofia alla base dell’autonomia differenziata, contro la quale anche voi imprenditori del Sud vi siete schierati?
«Non parlerei di disegno accentratore. Da anni sottolineiamo l’importanza di un coordinamento centrale delle risorse, visto che l’esperienza delle Regioni, ancor più dopo la riforma del Titolo V, ha aggravato il divario Nord-Sud. Il ministro, col decreto Sud, sta andando incontro alle richieste del mondo delle imprese, in particolare meridionali. È però necessario che ciò avvenga in una visione complessiva, che proponga il rilancio del Paese a partire dal Mezzogiorno».

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