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Lo scenario Nell'interesse di Israele la scelta di non replicare

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17.04.2024

Nel lontano 1967 il celebre generale israeliano Moshe Dayan disse che Israele doveva apparire come un “cane pazzo”, ossia uno Stato da non stuzzicare perché la sua reazione poteva essere talmente eccessiva da bloccare preventivamente ogni azione ostile diretta. Per anni questa strategia ha funzionato. Ma cosa può succedere alla regione se ora i “cani pazzi” sono diventati due? La Repubblica islamica dell’Iran ha deciso, dopo il bombardamento da parte israeliana del suo consolato a Damasco, di rispondere direttamente, colpendo il territorio del “nemico sionista” con droni e missili. Per quanto molto teatrale e tutto sommato cauto, come è stato ampiamente spiegato in questi giorni, l’attacco segna un allontanamento dalla strategia del “cerchio di fuoco” ideata dal generale Soleimani, ucciso nel 2020 dagli Usa. Egli voleva, infatti, accerchiare lo stato ebraico con una serie di minacce indirette sfruttando le milizie sostenute dall’Iran, senza tuttavia impegnarsi in attacchi diretti.

Ora Khamenei ha deciso diversamente. Una scelta che ha diverse motivazioni, tanto........

© Avvenire


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