L'analisi Faglie di guerra che si avvicinano, il rischio “saldatura” dei conflitti
Le proteste all'università di Sana'a, nello Yemen, in solidarietà del popolo palestinese - Ansa
Per i non esperti di geografia mediorientale, queste settimane portano tristemente alla ribalta luoghi e nomi tanto esotici quanto difficili da collocare sulla mappa, come Bab el-Mandel, Baluchistan, Kerman, Erbil. Aree di una regione in cui, passo dopo passo, scoppiano nuovi focolai dell’incendio indomabile scatenatosi il 7 ottobre scorso, con l’attacco di Hamas a Israele e la durissima reazione dello stato ebraico a Gaza e che rendono quanto mai tragicamente attuale la famosa definizione di Francesco di una “guerra mondiale a pezzi”.
In questi ultimi giorni, oltre all’inizio delle operazioni militari navali anglo-americane contro gli Houthi in Yemen, per bloccare i loro attentati alla navigazione commerciale verso il Canale di Suez, vena giugulare del commercio marittimo internazionale, si è assistito a un serie di attacchi missilistici iraniani in Siria, Iraq e Pakistan (con la rappresaglia, sempre missilistica e ampiamente prevedibile, di quest’ultimo Paese).
Ma cosa vuole ottenere la Repubblica Islamica con questi attacchi e con il sostegno a una fitta rete di........
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