Editoriale L'Iran e l'afonia che non aiuta
È il più sanguinoso massacro dalla fondazione della Repubblica islamica dell’Iran quello avvenuto due giorni fa a Kerman. E uno dei più vergognosi, dato che ha falciato decine di donne e uomini mentre stavano commemorando il generale iraniano, Qassem Suleymani, grande “eroe” del regime, ucciso quattro anni fa da un drone americano. Un attentato dai mandanti ancora non chiari, se non per una prima rivendicazione da parte di Daesh, che si somma all’uccisione per mano israeliana del numero due politico di Hamas a Beirut, Saleh al-Arouri, l’elemento di contatto con Hezbollah, e prima ancora del generale dei pasdaran iraniano Razi Mousavi, colpito da un raid dell’aviazione dello Stato ebraico a Damasco. Né va dimenticata la reazione militare statunitense contro gli Houthi sciiti, i quali dalle coste dello Yemen, minacciano le rotte commerciali verso il canale di Suez, la vena giugulare dei corridoi marittimi fra Asia e Europa.
Insomma, l’asse della resistenza forgiato da Teheran ha subito duri colpi in questi giorni. La furia di Israele, dopo i terribili eccidi del 7 ottobre, non si sta limitando ai soli........
© Avvenire
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