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Volti di speranza Vita e morte di Francesco Crispino, che mia madre lasciò sull'altare

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21.08.2024

Mamma Stefania e papà Raffaele, i genitori di don Maurizio Patriciello - .

Continua la rassegna di ritratti di persone che hanno lasciato un’orma di bene nella vita di don Maurizio Patriciello e di cui il parroco di Caivano ha deciso di scrivere su Avvenire.it: non necessariamente volti illustri, ma tutti capaci di donargli una riserva di speranza.


Ce l’aveva sempre raccontato. Era stata, per diversi anni, fidanzata con Francesco; tutto era pronto per le nozze, i documenti, i mobili e i confetti. La vita scorreva serena nel piccolo centro in provincia di Napoli, dove era nata e viveva con la famiglia. Non aveva grilli per la testa, non aveva mai viaggiato, a scuola era andata solo qualche anno. Lavorava, come quasi tutte le sue amiche, in uno stabilimento tessile a pochi passi da casa. Lo amava o, forse, credeva, aveva creduto, di amarlo. Non lo so. So solo che quando raccontava la sua storia – e lo faceva senza imbarazzo alcuno - ci teneva a sottolineare che fino a “quella mattina” era convinta di compiere quel passo. “Quella mattina”, quando, per puro caso, incontrò lui, Raffaele. E se ne innamorò perdutamente. Un sentimento, un’emozione, una confusione, una passione che non aveva mai provato prima. Mio padre - lo dicevano tutti - era veramente bello. Veniva da un paese vicino. Alto, rossiccio, burlone, buffone, forte come una quercia. Giovanissimo, spensierato, allegro. Un foulard rosso sgargiante al collo, inforcava, fischiettando, una vecchia bicicletta. Un dandy in versione povera . Un’apparizione fugace. Poi l’adone scomparve alla velocità del lampo. Il tempo di scatenare un uragano. Un angelo o un demonio?

Stefania, la donna che mi ha messo al mondo, ebbe paura di se stessa. In un istante, tutte le sue certezze erano volate........

© Avvenire


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