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Editoriale Il Papa, l'aborto e la domanda che non ci fa dormire

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30.09.2024

È terribilmente triste mandare una ragazza in prigione. Eppure, se è necessario, a malincuore, con le lacrime agli occhi, occorre farlo. Qualcuno ha definito Chiara Petrolini, la donna di 22 anni accusata di avere ucciso almeno uno dei due bambini partoriti e poi sepolti nel giardino di casa sua, un’assassina. Qualcun altro si è ribellato, preferendo per lei termini meno pesanti. Questione di linguaggio. Lo è o non lo è? Se ha ucciso uno o addirittura due figlioli appena nati, certo che lo è. Se ne ha solo occultato i corpicini, non lo è. Il problema vero è che, pur cambiando i termini non cambia la realtà. Quei fiori recisi appena sbocciati mai più potranno bussare alla porta di questo mondo nel quale abbiamo trovato posto noi. Un giorno Gesù stava parlando di qualcosa d’ importante. Alcuni dei suoi discepoli si alzarono e se ne andarono, farfugliando: “Questo parlare è duro». L’imbarazzo in sala si tagliava col coltello. Silenzio. Gli occhi di tutti erano rivolti verso di lui. Che avrebbe fatto? Li avrebbe richiamati e chiesto loro scusa per l’increscioso equivoco? Nemmeno per sogno. Dopo qualche minuto d’ interminabile silenzio, rincara la dose e rivolto agli astanti: «Non ve ne volete andare anche........

© Avvenire


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