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Editoriale Per la pace, voci di donne

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18.03.2024

L’8 marzo di quest’anno è caduto in un “tornante della storia” molto particolare, in un tempo buio di guerra e di rivalutazione della guerra. Quel che sta accadendo in questi ultimi anni, con il progressivo “allargarsi” delle zone del pianeta coinvolte in un modo o nell’altro nella “terza guerra mondiale a pezzi”, e soprattutto con lo sdoganamento dei toni bellicisti, con l’evocazione di scenari apocalittici come possibili, impone di guardare al ruolo delle “donne per la pace” con grande attenzione, come Avvenire ha scelto di fare a partire dall’8 marzo scorso. Innanzitutto, perché in molti casi le donne - sebbene non dovunque e non quanto sarebbe giusto - si sono conquistate una capacità di leadership impensabile decenni fa. Una buona notizia, un’ottima notizia. Sottrarre alla metà più aggressiva del genere umano le “stanze dei bottoni” e farle gestire all’altra metà, «quella migliore» (come cantava Umberto Saba), non dovrebbe essere altro che un progresso.

Per questo fa male ascoltare sulla bocca di una donna alla guida di........

© Avvenire


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