Editoriale Le conseguenze del no di Fratelli d'Italia a Ursula von der Leyen
Un «no» che arriva dopo un’intensa e serrata trattativa non può essere considerato una scelta. È piuttosto una resa, la presa d’atto che quanto richiesto non è stato ottenuto. È la logica a suggerirlo. Non si negozia quando si ha già in canna un giudizio negativo. Non si decide un voto contrario realmente voluto e consapevole un secondo prima di recarsi nel segreto dell’urna. Piuttosto lo si sbandiera ed esibisce con anticipo, senza lasciarsi tritare dalle accuse di alimentare doppi e tripli forni. La confusione degli ultimi giorni e delle ultime ore di Fratelli d’Italia è lì a testimoniare una reale indecisione della premier Giorgia Meloni, rimasta vittima di una strategia da cui in tanti (amici, alleati e persino avversari, ma soprattutto la stessa Ursula von der Leyen) l’avevano messa in guardia: non si possono giocare le partite europee sovrapponendo i due cappelli della posizione di governo e della leadership partitica. Li si può e deve integrare, non sovrapporre. Il risultato è che l’esperta politica tedesca le garanzie che poteva avere dalla presidente del Consiglio dell’Italia le ha cercate, e trovate, altrove, nell’area ambientalista che non vedeva l’ora di allargare il concetto di destra sovranista anche alla formazione meloniana.
Stavolta, dunque, Giorgia Meloni potrà........
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