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I poeti e noi Polifemo, violento perché isolato, è come chi nega l'ospitalità

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29.10.2024

Ulisse che acceca Polifemo, particolare, affresco di Pellegrino Tibaldi (1550 -1551), Bologna, Palazzo Poggi

La vicenda di Ulisse e del Ciclope è assai nota. Ulisse, nel suo peregrinare di ritorno a Itaca, la sua patria, dopo la guerra di Troia, approda sull’isola dei Ciclopi, uomini smisurati. Sceso dalla barca con alcuni compagni in cerca di rifornimenti, si ritrova nella grotta dove il Ciclope Polifemo vive con le sue pecore. Polifemo però non c’è: è fuori con le greggi al pascolo. Ulisse e i suoi sono stupiti della sovrabbondanza di cibo presente: i graticci sono pieni di formaggi, vi sono recinti pieni zeppi di agnelli e capre. I compagni di Ulisse chiedono al capitano di prendere il cibo e tornare subito alla nave, per poi dileguarsi. Ma Ulisse non ascolta: vuole vedere il Ciclope. La scelta dell’eroe ha conseguenze tragiche: Polifemo si rivela un essere brutale, rinchiude Ulisse e i compagni nella sua grotta con un grande masso e comincia a divorarli a uno a uno ogni volta che deve nutrirsi. L’orrore e la disperazione sono al colmo, ma Ulisse, grazie alla sua astuzia, riesce a cavarsela.

Per prima cosa, Ulisse offre al ciclope del vino non diluito con acqua. Polifemo, che non conosce quella bevanda, ne è soggiogato: si ubriaca follemente, dice che premierà Ulisse per quel dono mangiandolo per ultimo, quindi si addormenta. Ulisse ne approfitta: con i compagni superstiti lo acceca con un palo dalla punta arroventata. Il Ciclope si sveglia di soprassalto, pazzo di rabbia e di dolore, determinato a non lasciare scampo a nessuno di coloro che lo hanno colpito. Ma l’astuzia di Ulisse ha ancora una volta la meglio: la mattina seguente l’eroe e i compagni fuggono appesi alla pancia delle pecore di Polifemo che, fermo sulla soglia per non permettere ai Greci di uscire, tocca solo i dorsi degli animali. Il Ciclope è descritto dall’autore dell’Odissea come un animale. Per i Greci ciò è degradante: nella loro cultura l’uomo, dotato di ragione, è superiore alle bestie brute, schiave dell’istinto. Il Ciclope di umano ha ben poco: Ulisse, raccontando questo episodio ai Feaci, specifica che non mangia pane, ma che divora gli uomini come fa un leone. Ci sono due aspetti in particolare........

© Avvenire


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