Nel ventre della parola/5 La verità più profonda che spiega le sventure e ci salva
La gratitudine spirituale è un bene capitale delle persone e delle comunità. All’inizio ci viene trasmessa per osmosi dai genitori e dai nonni, e diventa quella postura esistenziale che porta ad attribuire le componenti più importanti dei nostri doni e talenti alla generosità della vita, alla provvidenza, a Dio. È un invito delicato e forte a tenere aperto nel tetto della casa dell’anima un foro verso il cielo per poterlo indicare con la mano quando qualcuno ci loda per le nostre buone azioni - “non io, ma Dio...”. È l’atteggiamento opposto a quello proposto oggi dalla meritocrazia, che ci spinge invece a leggere i nostri successi (e gli insuccessi degli altri) come frutto esclusivo dei nostri meriti (e dei loro demeriti) - l’ingratitudine di massa è la prima nota delle società meritocratiche.
«Dal ventre del pesce Giona pregò il Signore, suo Dio, e disse: “Nella mia angoscia ho invocato il Signore ed egli mi ha risposto; dal profondo degli inferi ho gridato e tu hai ascoltato la mia voce. Mi hai gettato nell’abisso... Io dicevo: sono scacciato lontano dai tuoi occhi... Ma tu hai fatto risalire dalla fossa la mia vita, Signore, mio Dio.. Ma io con voce di lode offrirò a te un sacrificio e adempirò il voto che ho fatto; la salvezza viene dal Signore”» (Giona 2-10). Fatta l’esperienza del grembo caldo di Dio che lo ha accolto e salvato, lì Giona prega. Il testo ci dona una preghiera sotto forma di salmo, un genere letterario molto importante e amato nella Bibbia (e anche al di fuori di essa). È composta sulla base di citazioni di molti Salmi (16, 69, 88, 89,120), e vi ritroviamo la stessa bellezza e forza spirituale. L’autore immagina Giona orante dopo che è stato già salvato, mentre ricorda e loda Dio per la salvezza ottenuta.
Dentro il grande pesce Giona rimpara a pregare - se era un profeta sapeva già pregare. Allora in questo salmo possiamo trovare una grammatica dell’arte di ricominciare a pregare dopo una grande prova che ci aveva tolto la fede o che ci aveva tolto la preghiera, o entrambe - sulla terra ci sono fedi senza preghiere e preghiere senza fede, entrambe esperienze quasi sempre pienamente umane, non meno spirituali e vere di molte preghiere di credenti.
Giona inizia a pregare perché riconosce Dio come la causa della sua salvezza dalle acque. Lo riconosce come liberatore dai flutti marini e dall’inferno morale dove era caduto partendo in direzione ostinata e contraria a quella buona. Riconosce Dio come liberatore, lo chiama quindi con il suo primo nome biblico, perché il Dio della Bibbia è molte cose, ma........
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