menu_open
Columnists
We use cookies to provide some features and experiences in QOSHE

More information  .  Close
Aa Aa Aa
- A +

Editoriale Tra relazione e comunione. La prossimità che ci fa umani

16 7
14.01.2024

«Gli ammalati, i fragili, i poveri sono nel cuore della Chiesa». Le parole del messaggio che il papa Francesco ha diffuso per la prossima Giornata mondiale del malato danno spessore teologico a una parola umana che già sta nel profondo dei nostri istinti, desideri, bisogni: la cura. Se gli etologi inquadrano il sapiens nella stessa biosfera dove la vita e la morte sono in perenne duello, i viventi in lotta per la sopravvivenza, dura e spietata, incontrano e decifrano caratteri “umani” proprio nella specialissima relazione che li fa capaci di pietas, di attenzione, di compassione, di tenerezza. E dunque, in una parola, di cura. Fino all’ultimo: fin oltre l’ultimo congedo, se la pietà di consegnare alla terra (humare) la spoglia di una vita conclusa ha la stessa radice di humanitas.

Singolare, questa relazione. Non solo perché vita nasce da vita, e si alimenta di vita in nutrimento e accudimento, e s’intreccia e coniuga con la vita in comunione feconda, e si aduna e si parla e collabora e costruisce il villaggio. Non solo. C’è ancora un desiderio che brucia le distanze e ha in sé stesso qualcosa di fusionale, di partecipe, come le voci........

© Avvenire


Get it on Google Play