Il sindaco del Comune di Padova, apparso in tv con aria commossa a dire che per lui iscrivere in anagrafe i bambini che hanno due mamme è una questione di coscienza, ha certamente diritto ad avere la coscienza che ha, ma ha anche il compito di scrivere nei registri dello stato civile la verità, come vuole la legge. E siccome è lecito pensare che sia noto a chi fa le leggi, a chi fa il sindaco e in genere a chi sa “come nascono i bambini”, e che di bambini nati da due donne non ce n’è neanche uno al mondo, si può dire che in coscienza qualcuno può anche cadere in errore. Non è neanche l’errore più grave, rispetto a quello fatto dai cronisti e dai titolisti, che hanno detto che il tribunale ha “respinto” il tentativo di “rendere orfani i bambini di un genitore vivente” e altre perle, evidentemente senza aver letto la pronuncia, che non è di merito, ma di procedura. Non dice, cioè, se iscrivere i bambini come figli di due madri sia giusto o sbagliato; dice solo che il pubblico ministero che ha chiesto la cancellazione della doppia maternità ha sbagliato procedura, e dunque la sua istanza è «inammissibile». La questione di merito, quella che decide se sia giusto o sbagliato scrivere in anagrafe che un bambino è figlio di due madri, è stata decisa e ridecisa e confermata e ribadita un bel po’ di volte dalla Corte suprema di Cassazione. E ripetuta ancora proprio pochi giorni fa, con l’ordinanza n. 4448 depositata il 20 febbraio scorso: « In caso di concepimento all’estero mediante l’impiego di tecniche di procreazione medicalmente assistita di tipo eterologo, voluto da coppia omoaffettiva femminile, la domanda volta a ottenere la formazione di un atto di nascita recante quale genitore del bambino, nato in Italia, anche il c.d. genitore intenzionale, non può trovare accoglimento, perché il legislatore ha inteso limitare l’accesso a tali tecniche alle situazioni di infermità patologica, fra le quali non rientra quella della coppia dello stesso genere». La Corte aggiunge una osservazione che risponde a tono agli appelli accorati dei fautori della genitorialità omosessuale adducendo l’interesse del bambino: « Non può inoltre ritenersi che l’indicazione della doppia genitorialità sia necessaria a garantire al minore la migliore tutela possibile, atteso che in tali casi l’adozione in casi particolari si presta a realizzare appieno il preminente interesse del minore». Tale interesse, poi, è quello che non sacrifica i legami con la famiglia del genitore biologico, come dice la Corte costituzionale n. 79 del 2022. Ce n’è abbastanza per mettere in pace la coscienza del sindaco. E anche per attingere alla certezza del diritto (sostanziale) da parte del tribunale e della procura. Ciò vale a Padova come vale a Milano (dove un mese fa la Corte d’appello ha ordinato proprio la cancellazione) e per tutta l’Italia dove vige l’identica legge. Per giunta, la recentissima ordinanza della Corte suprema dice anche qual è la procedura giusta da seguire, quando si tratta di cancellare una iscrizione già fatta, e sbagliata perché contraria alle disposizioni della legge: si segue la via del ricorso previsto dall’art. 95 del Regolamento per lo stato civile (n. 396/2000), cioè il “ricorso per correzione/rettificazione” (inclusa cancellazione), che il procuratore della Repubblica può promuovere in ogni tempo. Possiamo augurarci che tribunali e corti (e sindaci e cronisti) abbiano finalmente chiare le idee. Chi nasce in Italia non può avere due madri. Resta l’eccezione, affermata dalla Cassazione nel 2016 per chi è concepito all’estero con l’ovocita di una donna e la gestazione dell’altra, e anche nasce all’estero, in un Paese che per la sua legge locale gli forma un atto di nascita là, e gli attribuisce due madri. Quando viene portato in Italia, si porta dietro quello stato e lo conserva. Il diritto internazionale può chiedere che si riconosca validità a provvedimenti stranieri basati su norme non condivise, se non urtano contro il nostro ordine pubblico. La doppia paternità, invece, derivata com’è da maternità surrogata che per la nostra legge è un illecito penale, anche se dichiarata all’estero, non può mai essere riconosciuta in Italia.

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Diritto e coscienza Il caso Padova: due madri proprio non si può

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11.03.2024

Il sindaco del Comune di Padova, apparso in tv con aria commossa a dire che per lui iscrivere in anagrafe i bambini che hanno due mamme è una questione di coscienza, ha certamente diritto ad avere la coscienza che ha, ma ha anche il compito di scrivere nei registri dello stato civile la verità, come vuole la legge. E siccome è lecito pensare che sia noto a chi fa le leggi, a chi fa il sindaco e in genere a chi sa “come nascono i bambini”, e che di bambini nati da due donne non ce n’è neanche uno al mondo, si può dire che in coscienza qualcuno può anche cadere in errore. Non è neanche l’errore più grave, rispetto a quello fatto dai cronisti e dai titolisti, che hanno detto che il tribunale ha “respinto” il tentativo di “rendere orfani i bambini di un genitore vivente” e altre perle, evidentemente senza aver letto la pronuncia, che non è di merito, ma di procedura. Non dice, cioè, se iscrivere i bambini come figli di due madri sia giusto o sbagliato; dice solo che il pubblico ministero che ha chiesto la cancellazione della doppia maternità ha........

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