I segnali oltre le minacce Tra Russia e Ucraina qualcosa (forse) si sta muovendo
La vecchia regola di tutti i conflitti, quella che parlarsi per minacciare è comunque meno peggio che ignorarsi, è tornata in vigore anche tra Russia e Ucraina. È vero, la lettera dei discorsi è suonata minacciosa. Ma nella sostanza c’è stato comunque qualcosa di diverso. Tra il G7 italiano e la Conferenza svizzera per la pace, Vladimir Putin ha cercato di rubare la scena con la sua proposta: smettiamo di sparare se l’Ucraina abbandona le quattro regioni finora occupate in parte dai russi, rinuncia alla Nato e l’Occidente ritira le sanzioni. Tutto inaccettabile, ovvio. Ma quello che contava era l’affermazione del Cremlino che la proposta era mirata non a una tregua ma alla fine della guerra. Concetto poi ribadito, con le stesse modalità (per dir così, mano di velluto in guanto di ferro), dal ministro degli Esteri Lavrov: se ci chiamano a una seconda Conferenza ci andremo ma non fermeremo la guerra mentre trattiamo.
Qualcosa di simile è avvenuto sul fronte opposto. In Svizzera 80 Paesi (tra cui tutti i 27 Ue) sui 92 presenti hanno firmato la dichiarazione finale. E se la Conferenza era cominciata con l’appello del presidente........
© Avvenire
visit website