menu_open
Columnists
We use cookies to provide some features and experiences in QOSHE

More information  .  Close
Aa Aa Aa
- A +

Casteldaccia Perché le morti sul lavoro non siano solo dramma ma un monito

27 31
08.05.2024

Sul lavoro si muore per fatalità. Per qualcosa che non era previsto, ovvio. Ma che quasi sempre non era certo imprevedibile. Per un rischio che andava messo in conto, calcolato e prevenuto, e non lo si è fatto. Non abbastanza, almeno. E si muore perché qualcuno quel lavoro – manuale, sgradevole, faticoso, sporco e in varia misura pericoloso – lo deve fare. Non ci sono e non ci saranno né macchine né intelligenze artificiali che possano sostituire l’uomo in molte attività. E si muore, paradossalmente, per generosità. Perché si è umani. L’empatia e la solidarietà verso il compagno ferito, lo slancio per cercare di soccorrerlo prevalgono su tutto. Anche sulla percezione del pericolo per sé stessi e sul rischio di morire a nostra volta.
Questo e molto altro ci ricorda ancora una volta la tragedia sul lavoro di Casteldaccia. Dove un uomo comunque d’esperienza, a 71 anni, uno dei titolari della piccola azienda Quadrifoglio group srl, si è calato nella rete fognaria su cui stavano lavorando in sei. Senza gli adeguati sistemi di protezione. E dietro di lui, a cercare di aiutarlo, altri 5 operai, l’uno dopo l’altro........

© Avvenire


Get it on Google Play