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Il caso Bari Voti comprati, ombre di declino tra preferenze e listini bloccati

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06.04.2024

L’incredibile nuova puntata del voto di scambio con epicentro nel Barese, che vede schede elettorali “comprate” – pare, stando alle prime carte dell’indagine – per la modica cifra di 50 euro, riporta d’attualità un tema connesso e mai sparito dai primi piani della politica: come disciplinare i consensi degli elettori nelle competizioni elettorali, ai vari livelli. E dimostra ancora una volta una realtà semplice: non esiste, di per sé, un sistema che sia migliore e preferibile rispetto agli altri

Sul piano nazionale è criticato ormai ampiamente il sistema giornalisticamente chiamato “Rosatellum”, introdotto nel 2017, che ha una formula mista, con una quota uninominale e una proporzionale (che assegna la maggior parte dei seggi parlamentari) basata sul meccanismo dei “listini bloccati”, escludendo le preferenze. Da più parti, negli anni, si invoca appunto il ripristino ai vari livelli elettorali delle preferenze, argomentando che sarebbe l’unico mezzo – davanti alla presa d’atto del crollo dell’affluenza alle urne (fenomeno, peraltro, non solo italiano) – per ricreare un corretto rapporto fra i cittadini e i loro rappresentanti diretti e per rimotivare i primi ad appassionarsi in qualche modo alla gestione........

© Avvenire


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