Editoriale Mes, troppi conti non tornano
Un giorno di ordinaria irrazionalità (per non dire follia, citando l’omonimo film). Nell’aula della Camera va in scena uno spettacolo imbarazzante con una miscela di difficile definizione: un mix fra esaltazione euroscettica, propaganda di un presunto “orgoglio italiano” e dimostrazione di autolesionismo i cui effetti denotano incongruenze e scarsa visione d’insieme dell’attuale classe politica, fra maggioranza e opposizione. Una composizione convulsa di cui diventa improbo cogliere la trama e persino il senso logico e che pone l’Italia, ora unico stato Ue a non aver ratificato la riforma del Meccanismo europeo di stabilità, in una condizione di isolamento mai raggiunta nemmeno dalle forze europee più sovraniste delle altre nazioni.
In sintesi, il bollettino finale descrive una maggioranza uscita comunque a pezzi su un passaggio fondamentale dell’integrazione europea (con l’astensione di Noi moderati e soprattutto di Fi, il cui vicepremier Antonio Tajani si era esposto in prima persona nel dire che andava approvato, e quindi è stato in qualche modo sconfessato), un governo che si è defilato nelle fasi cruciali del voto; e, dall’altra parte, un “campo largo” altrettanto dilaniato, con M5s che ha votato in modo difforme da Pd, Iv e Azione. Il tutto in un “uno-due” che segue di poche ore........
© Avvenire
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