Medio Oriente La strage dei volontari, l'Iran, le proteste: il punto sulla guerra
I volontari uccisi a Gaza da un raid israeliano - Ansa
La Striscia di Gaza, con una densità media di seimila persone per chilometro quadrato, tre volte quella del Comune di Roma, non è un luogo in cui si può combattere una guerra che risparmi la popolazione. Lo sa bene Hamas, che ha costruito una fitta rete di tunnel sotterranei dove nascondere uomini e armi vicino alle abitazioni e ai luoghi di cura e di culto, nella convinzione che proprio per questo non sarebbero stati bersagliati in modo massiccio. E lo sa bene Israele, che ha deciso un’invasione di cui era chiaro il carattere estremamente cruento nel momento in cui si è abbassata la soglia di tolleranza di errori e danni collaterali. L’esercito e l’aviazione di Tel Aviv non sparano e bombardano senza restrizioni. Ma accettano un tasso di vittime non combattenti che alla fine risulta in violazione del diritto umanitario internazionale. Lunedì un drone ha sparato tre razzi su un convoglio dell’organizzazione World Central Kitchen, provocando la morte di sette operatori. Le due vetture portavano il simbolo della Ong che sta sfamando decine di migliaia di palestinesi sfollati e sembra avessero concordato – come è usuale – i propri spostamenti con il comando israeliano. Nessuno dubita che si sia trattato di un tragico incidente – come ha ammesso il governo –, ma ciò non toglie che fare fuoco contro chi porta cibo, disarmato e identificabile, costituisca il risultato di regole di ingaggio non orientate a tutelare i civili (adesso più vulnerabili perché gli aiuti verranno sospesi a causa........
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