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La guerra Israele sia all'altezza della sua storia: le ragioni per fermarsi

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10.02.2024

Un suggerimento di moderazione al governo di Israele lo scorso 7 ottobre, dopo il brutale pogrom dei fondamentalisti palestinesi, era così implausibile che persino la propaganda pro-Hamas preferiva negare le efferate violenze sui civili, sapendo che di fronte a quel massacro nessuno avrebbe apertamente biasimato la rappresaglia di Tel Aviv.

Dopo oltre quattro mesi di bombardamenti e di sistematiche devastazioni della Striscia di Gaza, il consenso all’invasione che ha provocato la morte di 28mila abitanti (tra cui i miliziani, almeno nei dati ufficiali, sono meno di donne e bambini) sta raggiungendo il punto più basso.

Benjamin Netanyahu ha maltrattato il segretario di Stato americano Anthony Blinken, volato di nuovo nella regione nel tentativo di avvicinare le parti in vista di una tregua. E ha detto di volere una “vittoria completa” secondo la sua determinazione iniziale di distruggere l’ala militare del movimento responsabile dell’attacco che ha scatenato il conflitto in Medio Oriente.

Ma sempre più appare chiaro che il premier con il suo gabinetto di guerra non solo stiano conducendo un’offensiva spesso in violazione delle norme del diritto umanitario internazionale, ma anche alienando al proprio Paese il sostegno dalla comunità internazionale.

Nel momento in cui la capacità militare di Hamas sembra ampiamente ridotta, se non quasi azzerata, risulta perlomeno miope proseguire l’avanzata su Rafah, la zona........

© Avvenire


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