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Editoriale Presidenziali Usa, i perché di una sfida isterica

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09.03.2024

Attacchi personali, insinuazioni sulla famiglia, rivelazioni più o meno attendibili, falsi costruiti con l’intelligenza artificiale. La campagna elettorale americana, ormai entrata nel vivo dopo che il “super-martedì” ha di fatto concluso le primarie, potrà essere segnata da colpi di scena capaci di ribaltarne i risultati, ma s’annuncia in ogni caso un brutto spettacolo. Non una sorpresa per chi segue anche da lontano le vicende statunitensi; se ne è avuta ulteriore conferma con il discorso sullo stato dell’Unione pronunciato da Joe Biden e dal contro-discorso via social media di Donald Trump, entrambi con aspri toni d’attacco.
Inutile sottolineare quanto sia cruciale la scelta del capo della superpotenza mondiale. Più interessante cercare di capire perché si sfidano due leader anziani che sembrano essere “subiti” dall’elettorato, insoddisfatto dalla loro caratura, e com’è possibile che i candidati alla Casa Bianca siano preda di una tale isteria e mancanza di fair play.
Una chiave di lettura può venire da uno sguardo più lungo sulla storia recente del Paese, che non è nato con X (ex Twitter) e lo smartphone. Secondo la documentata e autorevole ricostruzione del politologo Robert Putnam, dalla metà degli anni Sessanta la vita pubblica degli Usa è andata caratterizzandosi per una crescente faziosità che ha creato una società e un’arena politica profondamente polarizzate. Ciò significa partiti coesi nello scontro e una competizione che esclude terreni comuni, nega il compromesso e finisce con........

© Avvenire


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