A seguito del brutale assassinio di Giulia Cecchettin da parte del fidanzato (bravo ragazzo della porta accanto) Filippo Turetta – e mentre continua lo stillicidio di femminicidi – il Paese si è giustamente mobilitato, di qui il voto bipartisan al Senato per approvare velocemente il disegno di Legge sulla violenza contro le donne (ddl Roccella) e la manifestazione di Roma con mezzo milione di partecipanti - va detto che in quell’occasione non sì è ricordato abbastanza lo stupro di massa compiuto dai terroristi di Hamas contro le donne ebree del 7 ottobre. Tutto bene? Certamente sì, più si parla di questi temi, meglio è. Si pensi alle questioni dell’ambiente o del rispetto del diverso, e come siano entrati nella coscienza delle giovani e giovanissime generazioni.

Tuttavia, bisogna evitare di semplificare. Il rischio è che non si inquadri il tema. Si lasci la parola “patriarcato” alla ideologia americana woke (termine che deriva dallo slang afro-americano, e che non a caso si è diffuso dopo il movimento Black Lives Matter, e significa “in allerta”) e alla cancel culture. Noi europei abbiamo, non solo le nostre radici nella civiltà giudaico-cristiana, ma il privilegio di discendere culturalmente dall’ Atene del V secolo avanti Cristo, dalla civiltà greca e latina, dal Medioevo, dall’Umanesimo e dal Rinascimento, dal Seicento e dal Settecento, dall’Illuminismo, dal Positivismo e dagli ismi del Novecento. Un patrimonio che fa venire i brividi.

Come sostanzialmente ritiene Federico Rampini, l’America è il laboratorio del suicidio dell’Occidente, in cui si porta avanti la colpevolizzazione dei bianchi e l’esaltazione di tutte le minoranze etniche e sessuali. Ed è gravissimo che ciò stia avvenendo con la complicità delle caste delle Università, del capitalismo digitale, delle Università, delle case editrici e di Hollywood. In alcune scuole elementari d’oltreoceano si insegna ai bambini bianchi di liberarsi e pentirsi dei loro privilegi. Bari Weiss, scrittrice giornalista ebrea, membro di una minoranza ma privilegiata, ha rassegnato le dimissioni dal New York Times perché subiva mobbing dai colleghi woke senza essere difesa dai superiori.

La semplificazione che sta nell’utilizzo e nel ricorso al termine patriarcato per spiegare la violenza contro le donne rende ciechi rispetto alla vera causa dei femminicidi, che è l’incapacità, come sostanzialmente reputa anche Marco Travaglio, a gestire le frustrazioni. E, si può aggiungere, a reagire ad esse con la violenza, che è propria di una società sempre più competitiva dove conta più che l’essere l’apparire. Più che la scuola, siano i genitori a fari carico dell’educazione dei loro figli. Come è cieco non vedere che è violenza nei confronti delle donne l’Islam che impone loro di essere sottomesse all’uomo. Si prenda coscienza e si intervenga anche su questo, una donna che cammina per le strade di una qualsiasi città italiana coperta anche nel volto come prescrive l’Islam lancia un messaggio visivo di violenza dell’uomo sulla donna.

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Si lasci il termine “patriarcato” all'ideologia "woke"

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29.11.2023

A seguito del brutale assassinio di Giulia Cecchettin da parte del fidanzato (bravo ragazzo della porta accanto) Filippo Turetta – e mentre continua lo stillicidio di femminicidi – il Paese si è giustamente mobilitato, di qui il voto bipartisan al Senato per approvare velocemente il disegno di Legge sulla violenza contro le donne (ddl Roccella) e la manifestazione di Roma con mezzo milione di partecipanti - va detto che in quell’occasione non sì è ricordato abbastanza lo stupro di massa compiuto dai terroristi di Hamas contro le donne ebree del 7 ottobre. Tutto bene? Certamente sì, più si parla di questi temi, meglio è. Si pensi alle questioni dell’ambiente o del rispetto del diverso, e come siano entrati nella coscienza delle giovani e giovanissime........

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