Il Piano Mattei funzionerà se sarà costruito anche “dal basso”
Un cambio di strategia reale o semplicemente una tattica di comunicazione? Questo è il quesito che in tanti si stanno ponendo a valle del vertice Italia-Africa che si è tenuto pochi giorni fa a Roma, durante il quale sono stati presentati dalla presidente Giorgia Meloni i presupposti essenziali del Piano Mattei. La domanda è legittima ma per rispondere è altrettanto importante entrare nel merito. Da tempo, infatti, si discute di come l’Italia possa e debba svolgere un ruolo di ponte verso l’Africa, sia per ragioni geografiche, sia per motivi storici e culturali. Del resto, noi siamo dirimpettai del continente africano e porta di accesso verso l’Europa, dunque, più direttamente interessati a ciò che accade in quel continente, che ricordo ha un’età media di 19 anni e vedrà raddoppiare la propria popolazione entro i prossimi trent’anni.
Il Piano Mattei e il vertice Italia-Africa, dunque, serviranno realmente a questo scopo? Innanzitutto, è utile ricordare che per la prima volta quest’anno il vertice ha visto la partecipazione di circa la metà dei leader degli stati africani, che sono 54. Tra la settantina di ospiti presenti c’erano, infatti, il presidente dell’Unione africana Azali Assoumani, della Commissione dell’UA Moussa Faki, una dozzina di presidenti di Stati africani, un’altra dozzina tra vicepresidenti e primi ministri e i rimanenti erano ministri degli esteri, autorità di governo o ambasciatori dei paesi intervenuti. Questo certamente è un fatto significativo che pone l’Italia in una posizione diversa rispetto al passato (il vertice si faceva anche negli anni precedenti ma solo a livello ministeriale) e che denota una chiara volontà........
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