Celebrare il 25 aprile, oltre ogni retorica di parte
Anche quest’anno ho partecipato, come di consueto, alle celebrazioni del 25 aprile, nella mia città, Varese. È stata un’occasione importante per riflettere sul significato di questa ricorrenza ad un anno dalle celebrazioni per l’ottantesimo anniversario. È dunque venuto il momento di chiedersi qual è il senso di questa ricorrenza che festeggia la liberazione dal nazi-fascismo, la fine della guerra, la fuoriuscita da un periodo di privazione della libertà che enormi danni ha portato al nostro Paese, con un numero di vittime esorbitanti, errori ed orrori indicibili. Talvolta non serve occultare, basta non far menzione.
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La memoria non è un dono immutabile, acquisito o insito nel genere umano. Per viverla c’è bisogno di esercizio, di persone capaci di prenderla per mano, recuperandola dagli anfratti più nascosti, dall’abbandono e dalla trascuratezza. Non basta ricordare. Non è sufficiente. Serve aggrapparsi alla genesi, far scavo nella propria intima sofferenza, lasciar che le ferite guariscano al vento. Ci vuole cura per la memoria, passione per l’umano e sfrontatezza. Non è mai un coraggio effimero, quello che si rende d’obbligo al cospetto del passato. È un’audacia necessaria quella richiesta dalla narrazione. Facendolo si rischia di impattare sui nervi scoperti di........
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