Perché il caso della “famiglia nel bosco” riguarda tutti
C’è una storia, in Abruzzo, che in questi giorni sta facendo discutere l’Italia. Non è una storia di cronaca nera, né un caso di abbandono come purtroppo ne conosciamo. È la storia di tre bambini, di una famiglia che ha scelto di vivere in modo non convenzionale e di uno Stato che ha deciso di intervenire con la mano pesante, sospendendo la potestà genitoriale e trasferendo i bambini in una casa-famiglia.
Una storia che tocca corde profonde: la protezione dei minori, certo, ma anche la libertà di una famiglia di vivere secondo i propri valori. Due princìpi costituzionali che non possono essere messi uno contro l’altro.
Una famiglia fuori dal mondo o fuori dallo standard?
La famiglia in questione vive in un vecchio casolare tra i boschi di Palmoli. Una scelta radicale, pochi comfort, molta natura, un’educazione impostata come “unschooling”, una versione estrema dell’istruzione domiciliare, comunque prevista dalla Costituzione e normata dalla legge. Un modello discutibile? Può darsi. Non convenzionale? Sicuramente. Ed è proprio qui che nasce il primo nodo della vicenda: quanto deve assomigliare una famiglia al modello ritenuto “normale” per essere considerata idonea? Il confine tra protezione e omologazione forzata diventa sottile,........





















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