Ambrogini di latta
Sapete qual è l’indicatore più certo della decadenza di Milano? I prezzi delle case? La telenovela della vendita di San Siro? L’affaire urbanistica? Macché. Puntate sull’Ambrogino d’oro e non sbaglierete.
Da quasi un secolo ormai, il povero sant’Ambrogio il 7 dicembre, e sì che dovrebbe essere la sua festa, viene preso e portato a campeggiare sul fondo di sala Alessi a palazzo Marino, per la consegna delle onorificenze che celebrano il suo nome.
Che io sappia, è forse l’unico santo condannato allo strabismo, obbligato com’è ogni anno a girare vorticosamente gli occhi a destra e sinistra quasi si trovasse a Wimbledon davanti a un match di Sinner. Già, perché, se lo schieramento meneghino di centrosinistra propone una candidatura per l’onorificenza, ecco che il centrodestra sbatte sul piatto una contro-candidatura di centrodestra. È stata la cronaca di questi mesi: “Ah sì, tu mi provochi con una proposta di onorificenza alla Flottilla? E beccati sto Trump!”. “Tu cannoneggi con Jasmine, la lavoratrice della Scala che aveva gridato Palestina libera in occasione della visita della Meloni? Eccoti un siluro marca Sgaraglia, il prefetto che ha sgomberato il Leoncavallo ad agosto”.
Insomma, è........





















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