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Le linee guida che hanno aperto la strada al suicidio assistito in Lombardia

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04.12.2025

«Nelle more dell’adozione di una disciplina legislativa con portata generale e in adempimento di quanto statuito dalle citate sentenze della Corte costituzionale, in un’ottica di tutela della dignità della persona e di minimizzazione delle sofferenze della stessa, il Tavolo Tecnico ritiene che sia doveroso per il Servizio Sanitario Regionale offrire al richiedente una risposta non parziale, che si faccia quindi concretamente, tempestivamente e ragionevolmente carico anche del percorso finale di esecuzione della Mma, non limitandosi alla fase della mera valutazione ex ante, eventualmente favorevole, delle condizioni delineate dalla sentenza costituzionale n. 242/19».

Mma è l’acronimo di Morte medicalmente assistita, e il virgolettato è tratto dalla proposta di linee guida procedurali del Sistema sanitario regionale trasmesse nel dicembre 2024 dal Tavolo Tecnico presieduto da Giovanni Canzio, primo presidente emerito della Corte di Cassazione, «ai competenti Assessore e Direttore Generale Welfare della Regione Lombardia». Un Tavolo istituito con decreto n. 13846 del 19 settembre 2024 che si premura di fornire «indicazioni tecnico-organizzative» per gestire le richieste di suicidio assistito («indicato con il termine più appropriato di Mma») pervenute alla Regione Lombardia e così «ottemperare al dictum» delle sentenze 242/2019 e 135/2024.

Cosa diceva la Direzione Welfare

Indicazioni che non sono mai state pubblicate né condivise con i consiglieri regionali del centrodestra, gli stessi che il 19 novembre 2024 votavano compatti la pregiudiziale di costituzionalità sul disegno di legge del comitato “Liberi subito” di Marco Cappato. E che confliggono con quanto sostenuto dalla stessa Direzione Generale Welfare, audita il 23 settembre dello stesso anno dalle Commissioni Affari istituzionali e Sanità della Lombardia.

In quell’occasione era stato infatti ribadito che il Servizio sanitario può arrivare solo alla valutazione delle condizioni previste dalla Consulta per evitare procedimenti penali nei confronti di chi aiuta un malato a porre fine alla propria vita. Nient’altro. Perché in nessuna delle sue sentenze la Corte costituzionale riconosce un diritto a morire che implichi l’accesso al suicidio medicalmente assistito con farmaco letale identificato e fornito dal Servizio sanitario.

Cortocircuito tra politica e tecnici in Lombardia

Al contrario, nella proposta di linee guida delineate e approvate dal Tavolo che Tempi ha potuto leggere, si dettaglia il percorso attuativo fino alla fornitura del farmaco. «Oltre all’individuazione del luogo, l’ASST territorialmente competente fornisce, senza spesa a carico del richiedente, il farmaco e la strumentazione idonei a dare attuazione alla procedura di Mma, come valutati e suggeriti dal Collegio di Valutazione».

Per comprendere la portata del cortocircuito tra politica che decide e tecnici che procedono in direzione opposta, conviene riassumere alcuni passaggi. Circa un anno fa (novembre 2024), dopo

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