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Telegram, Meta e la grande ipocrisia del sistema mediatico e politico

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29.08.2024
Il ceo di Meta, Mark Zuckerberg, testimonia davanti alla Commissione giudiziaria del Senato degli Stati Uniti lo corso 31 gennaio (foto Ansa)

Il 26 agosto 2024 è una di quelle date destinate, nel bene o nel male, a rimanere scritte nella storia. Il 26 agosto è stato infatti pubblicato il comunicato del Tribunale di Parigi con il quale, sia pure laconicamente, sono stati snocciolati alcuni dettagli della indagine che ha visto coinvolto l’amministratore delegato di Telegram, Pavel Durov, arrestato in Francia il 24 agosto, all’aeroporto di Parigi-Le Bourget.

Sempre il 26 agosto viene resa pubblica la lettera di Meta, a firma di Mark Zuckerberg, indirizzata all’House Judiciary Committee del Congresso americano: nella lettera si ammette di aver esercitato censura di contenuti sul Covid e sulla non meno spinosa vicenda concernente il figlio di Joe Biden, Hunter, su richiesta e dietro pressioni della amministrazione Biden/Harris.

Tutti parlano di Telegram, quasi nessuno di Zuckerberg

Una data, il 26 agosto, che rimarrà scolpita nel marmo della storia anche per segnalare ai posteri l’assoluta ipocrisia di un sistema mediatico e di un ceto intellettuale che pur sentendosi assediati da disinformazione e fake news, mai troppo ben definiti e perimetrati, si divaricano fino al punto di ingolfarci bulimicamente di dettagli, analisi, note, commenti, spesso in assenza di carte e riscontri, sul caso Telegram, e però di contro tacendo quasi del tutto sulla vicenda della lettera di Zuckerberg, relegata alla spirale del silenzio, per citare la sociologa Elisabeth Noelle-Neumann, o ad ombrosi cantucci dei giornali, generalmente dove si avventurano solo i più scaltri e i meno pigri tra i lettori.

Il caso Durov-Telegram

Pavel Durov, nato in Russia il 10 ottobre del 1984 ma da anni residente a Dubai, cittadino emiratino e anche francese, è da tempo al centro di polemiche e dell’interesse di governi, a partire da quello russo che con il magnate del tech, patron prima di VK e poi di Telegram, ha non banali conti in sospeso. Il suo arresto ha innescato una reazione furiosa di ipotesi, ricostruzioni, commenti, spesso in assenza di qualunque oggettivo riscontro oppure forzando i pochi elementi filtrati alla luce.

Abbiamo sentito e letto di tutto. Durov si sarebbe recato in Francia per consegnarsi di sua spontanea volontà alle autorità francesi, al fine di sfuggire ai russi che da tempo lo inseguono per avere le chiavi di cifratura della sua creatura di messaggistica. Durov è stato arrestato perché è in effetti corresponsabile dei reati che vengono perpetrati sulla sua piattaforma, tra cui figurano divulgazione di pedopornografia, terrorismo, frodi, crimine organizzato. Una sorta di riedizione della vicenda Silk Road, di Ross Ulbricht, in pratica. Con la differenza che Telegram è una app legale mentre Silk Road era una piattaforma clandestina raggiungibile solo nel ventre........

© Tempi


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