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La gioia di Goliarda Sapienza, che è bella da raccontare perché “donna così poco edificante"

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10.06.2024

Valeria Golino ha portato sullo schermo la scrittrice nel centenario dalla nascita. A essere messo in scena sarà il suo romanzo postumo "L'arte della gioia", il romanzo scritto nel 1976 e pubblicato postumo

"Non c’è niente che possa rallentare / questo certo dissolversi di medusa / aggrappata alla sabbia / lontana dal mare”. Non si può fare a meno di considerare che si vive circondati dalla dissolvenza insistita di cose e persone. “Sapere che tu esisti… / scansando / cauto il vuoto che ti preme”. Siamo noi stessi una lenta dissolvenza. “In attesa dell’eco di frescura / che in un grido si strappa dalla calura”. Stiamo dentro a una sottrazione costante che si porta via pezzi di noi. Rimane imperitura l’arte e l’ancora della memoria.

“L’arte – o la vita, se volete – è così: niente finisce, tutto ritorna in questo eterno presente che ci muove”. E’ Goliarda Sapienza a parlare e a ritornare, stavolta al cinema, poi su Sky e Now, in una serie tv presentata in anteprima a Cannes, prodotta da Sky Studios e diretta da Valeria Golino, che mette in scena “L’arte della gioia”, il romanzo scritto nel 1976 e pubblicato postumo (in prima battuta nel 1998 da Stampa Alternativa), che ha dato riconoscibilità letteraria alla scrittrice, ignorata in vita dagli intellettuali del suo tempo. “Quando tornerò / saranno mute le cose”.

Nel nostro paese l’apprezzamento per questo romanzo – giudicato inizialmente troppo tradizionale, troppo sperimentale, troppo immorale – emerse solo dopo i tanti riconoscimenti all’estero. La Sapienza è andata via prima di saperlo, ma noi sappiamo che la sua opera esiste e resiste. “Hanno muri grossi questi conventi, muri a prova di bomba, per non sentire né i pianti né le gioie del mondo”. Ci sono libri che è opportuno leggere, altri che è piacevole leggere e poi ci sono i libri che devono essere letti perché sarebbe un peccato privare il nostro pensiero della portata della loro compagnia. “Non conoscevo quella strana stanchezza, una stanchezza dolce, piena di brividi che tenevano a galla”.“Mi è piaciuto raccontare una donna così poco edificante”, ha dichiarato Valeria Golino che dietro la macchina da presa ripercorre la vita spericolata di Modesta, una carusa tosta (interpretata da Tecla Insolia) che ama gli uomini, le donne, la vita, nella Sicilia della prima metà del secolo scorso, fino agli anni sessanta. “Io apro solo una strada ancora imperfetta per gli altri che verranno”.

I virgolettati qui e dopo sono di Goliarda Sapienza. “Ogni luce che dal mare si insinua fra le imposte”. Seduzione, erotismo e desiderio di conoscenza. “Afferrati pei capelli e tira su l’animo”. Bisogno di emancipazione e di libertà dalle angustie del proprio tempo, muovono l’esistenza di questa ragazza povera e determinata, “combatte per la sua pazza volontà di vita”. Machiavellica nell’ingegno, la vedremo diventare donna spregiudicata alla conquista “di una gioia di luci rubate al buio”, di uno spazio di respiro, nel senso più ampio del termine. “E finalmente nuda – quanto era che non sentivo il mio corpo nudo? Ritrovo la mia carne”.

L’arte della gioia è un palcoscenico di figure avvincenti che si fanno specchio di un mondo che non è poi così lontano. “L’allegrezza come il pane di tutti ha da essere”. E’ un libro per chi possiede la pazienza del cammino fra le........

© Il Foglio


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