I nativi americani che vogliono di nuovo essere chiamati “Redskins”
Non è bello usare l’inglese quando si potrebbe usare l’italiano, ma a volte serve a spiegare: e pushback è parola perfetta. Indica la reazione, umana e comprensibile, di chi si sente spinto in una direzione e si rivolta, spingendo nella direzione opposta. Pushback, nell’accezione moderna, indica l’opposizione sensata a movimenti che appoggiandosi a una maggioranza di media, generalmente non rispecchiata nella gente reale, cercano di imporre modelli, mode e tendenze fortemente ideologizzate, spesso facendo leva su surreali sensi di colpa inculcati alla maggioranza fin troppo silenziosa dei cittadini.
Fenomeno particolarmente evidente dal 2020 in poi, su più piani, ma che era già germogliato da anni nel fanatismo intransigente e violento delle università americane, laboratori (come del resto molte scuole italiane, specialmente elementari e medie) di indottrinamento privo di qualsiasi supervisione.
Quando i Redskins diventarono Commanders
Tra i movimenti che hanno tratto forza da questo clima di intransigenza c’è stato anche quello per l’abolizione di nomi e simboli ispirati alla cultura dei nativi americani, o indiani come li si è chiamati anche da noi per tanto tempo. Onda che era partita da molto tempo, e chi legge Tempi lo sa: già a fine anni Novanta alcuni licei e alcune università non note ma prestigiose, come Wisconsin-La Crosse, avevano cambiato il nome alle proprie squadre sportive, da Indians a Eagles nel caso specifico, reso ancora più significativo perché la città di La Crosse prende il nome dal passatempo dei nativi americani........
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