La gravitas che manca alla politica dei nostri giorni
C’è una fotografia divenuta involontariamente simbolica, una semiotica del potere sobrio. Aldo Moro cammina sulla spiaggia, in completo scuro, cravatta e scarpe formali, circondato da bagnanti in costume. È un’immagine quasi surreale: nessuna posa, nessuna ricerca di effetto.
Eppure quella distanza, quel rifiuto spontaneo dell’informalità, restituiscono una delle manifestazioni più potenti di gravitas della nostra storia repubblicana. Non è, naturalmente, una questione di dress code: è un atteggiamento morale che passa attraverso l’abito.
In quella scelta apparentemente dissonante c’è l’idea che il ruolo di uomo di Stato non si indossi e non si tolga a piacimento, ma accompagni ovunque. In termini romani, gravitas significava proprio questo: consapevolezza continua del proprio compito, misura che resiste alla dispersione, fedeltà a una funzione che non va in vacanza. Nella tradizione romana l’abbigliamento non era un ornamento, ma un’estensione del ruolo pubblico.
La toga del magistrato, la praetexta del senatore, l’austerità dell’abito scuro dei diplomatici: non formalismi, ma pedagogia civile. Essere e apparire non erano dimensioni........





















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