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L’Ue dice sì alla pace mentre soffia sul fuoco

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Oggi a Roma, ieri a Londra con i leader dei Volenterosi, l’altro giorno a Bruxelles cogli stessi colleghi e amici più contorno di dirigenti e burocrati Ue…. Consulti dapprima periodici, divenuti mensili, poi settimanali eormai tri-e-bi settimanali. Una nevrosi psicomotoria! Tanto contagiosa quanto fors’ancora inconcludente. Dove le contraddizioni hanno una logica ferrea e…coerente: il piano di pace americano per l’Ucraina è da buttare, Trump e gli Stati Uniti sono i nostri indispensabili alleati e il piano ci avvicina alla pace. Parole pronunciate da tutti, all’unisono, dai capi di Stato ai premier, da Antonio Costa presidente del Consiglio europeo a Ursula von der Leyen presidente della Commissione europea e (per) fino a Kaja Kallas apparsa dal nulla sul palcoscenico del Vecchio Continente, dall’Estonia, un bella repubblichetta con meno della metà della popolazione della provincia di Napoli, dove l’odio verso i russi è ereditato da quello verso l’Unione Sovietica, nonostante da Vladimir Putin in giù sia a Mosca in parte condiviso.
I toni sono un tantino cresciuti nelle reazioni dei dirigenti europei alle ultime dichiarazioni provenienti da Washington: dal Capo della Casa Bianca e dal figlio Donald junior, dal genero Jared Kushner e dal vicepresidente James David Vance , dal segretario di Stato Marco Rubio  e da Elon Musk, e “per li rami” fino ai negoziatori che collaborano con Steve Witkoff. Tutti stufi, nella capitale statunitense, di Zelensky e del suo cerchio di lestofanti e, ormai,........

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