Affitti, l’imputato eccellente
La Consulta legittima la trasformazione della proprietà da libertà a concessione amministrata
La proprietà non viene più difesa: viene gestita. Non viene più tutelata: viene conformata. La sentenza n. 186 del 2025 della Corte costituzionale, sul Testo unico del turismo della Regione Toscana, certifica questo passaggio con chiarezza inquietante. L’immobile non è più un bene di cui disporre, ma una funzione da autorizzare. L’uso non è più una scelta, ma una compatibilità amministrativa.
Formalmente la Corte respinge tutte le censure sollevate dal Governo. Sostanzialmente, consacra un modello in cui l’uso dei beni immobili, la libertà contrattuale e l’organizzazione dell’attività economica vengono assorbiti in una pianificazione diffusa, affidata a Regioni e comuni, giustificata da categorie elastiche come utilità sociale, governo del territorio, corretta fruizione turistica. È un lessico che non nega la libertà, ma la dissolve nel linguaggio della funzione.
Qui si coglie la distanza rispetto alla tradizione più antica del pensiero occidentale. Per David Hume, la proprietà non nasce da un disegno politico né da un atto di sovranità, ma da convenzioni sociali spontanee, sviluppatesi per ridurre il conflitto e consentire la cooperazione. La legge non crea la proprietà: la riconosce, la stabilizza, la protegge. Nella sentenza della Consulta, al contrario, la proprietà non precede l’intervento pubblico, ne diventa invece........





















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