Affitti: i vecchi ferri arrugginiti dell’interventismo europeo
La direttiva Ue “case green” contiene, tra le altre cose, anche l’invito agli Stati membri di adottare provvedimenti di controllo degli affitti
Nel lunghissimo elenco dell’intromissione della mano pubblica negli affari politici ed economici, archetipo per Ludwig von Mises della “malattia professionale di governanti, guerrieri e funzionari”, un posto di assoluto rilievo è senz’altro occupato da quello, esteso e pervasivo, sugli affitti di immobili urbani, che ha assunto le sembianze di vero e proprio sistema. Di fondo, vi è sempre stata la credenza intarsiata da pregiudizi ideologi e da pretese pianificatrici, che il patrimonio dei proprietari di immobili, considerati tra i ricchi della popolazione, fosse un fondo dal quale attingere liberamente per il miglioramento delle condizioni dei meno abbienti, che sarebbero la “parte debole” della società. Alla sua gestione, inoltre, deve provvedere la politica attraverso interventi legislativi, e non il mercato, atteso che il suo utilizzo è volto a soddisfare bisogni degli individui e assicurare loro beni e servizi necessari. Così la stessa, camuffando la sua intromissione da “salvifica” politica degli affitti, ha allungato le mani sul settore utilizzando a tale scopo essenzialmente tre strumenti legislativi, che sovente si sono presentati tutti insieme: la proroga delle scadenze dei contratti di locazione in vigore, il blocco vero e proprio degli affitti, congelando, cioè, l’importo dei canoni o determinando per legge la misura, minima, degli aumenti, il blocco degli sfratti, con la sospensione o il differimento delle date per l’esecuzione dei provvedimenti di rilascio. Un quarto intervento è stato pure sperimentato, quello dell’“equo canone”, cioè la fissazione automatica dell’ammontare degli affitti in base a parametri prefissati, ma è stato abbandonato, unitamente alle macerie che ha prodotto, dopo poco più di un decennio e mai più riproposto.
Storicamente, il controllo degli affitti è stato utilizzato a Roma nel 1470 per proteggere gli ebrei residenti dagli aumenti dei canoni di affitto. Essi, infatti, non potevano possedere proprietà nello Stato pontificio, e tale divieto li faceva dipendere dai proprietari cattolici, i quali imponevano loro canoni elevati. Il blocco è venuto meno con la bolla Dudum a felicis del 27 febbraio 1562, con la quale Papa Pio........© L'Opinione delle Libertà
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