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Il nuovo quadro mediorientale dopo l’attacco iraniano

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16.04.2024

L’attacco iraniano a Israele nella notte tra il 13 e 14 aprile ha le caratteristiche di un atto dovuto e preannunciato. E in effetti è stato probabilmente “spifferato” da Teheran, così che i Servizi americani sapevano già data e modalità con largo anticipo. La risposta del regime degli Ayatollah, con centinaia di droni e missili, è stata indirizzata verso un cul-de-sac costruito bene – almeno per una volta – da Israele (e non solo). Tutto è partito dall’attacco israeliano al consolato iraniano di Damasco, dove è morto il generale Mohammad Reza Zahedi e il suo vice, capi dei pasdaran che gestiscono i traffici di armi (e droga) dall’Iran verso le coste del Mediterraneo.

L’assassinio mirato puntava proprio a obbligare l’Iran a uscire dalla guerra per procura, così da far capire meglio all’opinione pubblica internazionale che i nemici contro cui combatte Israele non sono solo Hamas e altre bande “mercenarie”, ma l’Iran e la sua rete di Stati infiltrati con cui ha cercato di accerchiare completamente Gerusalemme. Il tentativo è fallito, perché la Giordania e gli Stati sunniti del Golfo sono più nemici degli ayatollah che di Israele. Come avevo scritto qui su L’Opinione, la Giordania ha acquisito un ruolo chiave nel bloccare l’accerchiamento di........

© L'Opinione delle Libertà


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