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Italia, ultima Repubblica sovietica

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13.09.2024

Sassolini di Lehner

Qualche lettore potrebbe ritenere esagerata l’importanza che do ai rubli del Pcus e al fiume di denaro giunto dall’import-export e dalle tangenti nazionali. Come spiegare, allora, l’anomalìa di gangli vitali dello Stato sistematicamente divenuti antisistema, eversivi e ferocemente anticapitalisti? Il pm milanese Fabio De Pasquale, che non deve aver mai fatto la fila di tre ore a Varsavia o a Mosca per acquistare due cetrioli, affermò: “Il capitalismo è una cosa sporca” (il Giornale, 10 ottobre 1996). Il dottor Michele Rusca, presidente del Tribunale d’Appello del Canton Ticino, pressato dalle richieste tutte riguardanti Silvio Berlusconi da parte del pool di mani pulite, lamentò, 14 gennaio 1998: “La politicizzazione della vita giudiziaria italiana sembra avere raggiunto livelli impensabili negli altri Stati europei”. Certo, decisivo fu per la soviettizzazione di mezza Italia il Governo Badoglio. Il maresciallo già implicato nella rotta di Caporetto, secondo i canoni della demeritocrazia, fu chiamato alla guida del Governo dopo il 25 luglio 1943. Benito Mussolini in stato di arresto poteva, dopo l’8 settembre, essere consegnato agli alleati, oppure, venir “suicidato” in carcere. Tutto si poteva fare di Benito, fuorché consegnarlo ad Adolf Hitler. Sul Gran Sasso, il 12 settembre 1943, non fu sparato un solo colpo contro i paracadutisti tedeschi. Il risultato fu più che disastroso:

1) Creazione della Repubblica sociale italiana (23 settembre 1943).

2) Guerra civile con i comunisti protagonisti della Resistenza e assurti a liberatori dal nazifascismo.

Quindi, dal rientro di Palmiro Togliatti in........

© L'Opinione delle Libertà


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