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L’Europa e la sua decostruzione

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22.11.2024

Lo specchio infranto della sua Storia e gli assassini ideologici

I risultati delle recenti consultazioni elettorali tese al rinnovo del Parlamento europeo hanno visto sì la consistente affermazione di correnti che si rifanno al pensiero politico della destra così come espressa nei vari Stati dell’Unione, ancorché nella sua variegata composizione anche ideologica; purtuttavia un ribaltamento liberal-nazional-conservatore non è stato sufficiente a scardinare l’ordine precostituito volto al potenziamento di una specie di Superstato – o meglio di una surrettizia Supernazione così come avevo appunto delineato nello scritto Europa supernazione o Europa delle nazioni? di due anni addietro – sostanziatosi soprattutto nella rielezione di Ursula Von der Leyen alla guida della Commissione europea per il prossimo quinquennio, un assetto basato sostanzialmente su un velleitario programma interventista, in un crescendo di sottomissione ai fabbisogni fiscali dell’autocrazia europea, il che è tipico di una economia dirigista smodatamente socialisteggiante. Tutto questo è atto ad introdurre pesantemente effetti distorsivi sui meccanismi di mercato – dall’agricoltura all’industria, dal digitale al lavoro, dalla sicurezza al Green Deal europeo e via dicendo – ciò che ben potrebbe definirsi, così come del resto è stato fatto, “il comunismo del ventunesimo secolo”; il tutto in accompagnamento ad una ormai consolidata, torbida deriva terzo/quarto-mondista, ciò che simboleggia la pietra tombale del pensiero identitario europeo.

Questo fosco incipit abbisogna però, soprattutto su quest’ultimo versante, di ben più esaustive, raffinate e coinvolgenti analisi che valgano a delineare più compiutamente il tragico, prevedibile percorso di una non lontana dissoluzione del continente europeo, un caos identitario che ha i suoi truci padroni, i suoi assassini ideologici, cerberi assetati di odio e di vendetta verso se stessi, verso la nazione, anzi verso l’idea stessa di nazione, intesa come coscienza comune di costituire una formazione storica collettiva, nella consapevolezza di nutrirsi di un passato di tragica grandezza. Con ciò essi hanno per sempre rinunciato, non inconsciamente, a coniugare la coscienza cristiana, culturale e politica dell’Europa, cioè il suo spirito identitario come spazio di libertà e di razionalità riveniente da connotati storico-politici di elevatissimo profilo, con la riscoperta dei valori nazionali.

Ma questa spirale ideologica auto-repellente e suicidaria, che sta minando le stesse fondamenta della civiltà europea con l’intento di scardinarla del tutto per mezzo della rimozione di ciò che ha rappresentato lo Stato nazionale spezzando con ciò la sua catena base, non è affatto acausale e, a ben vedere, viene da lontano, dalla stessa irrazionalità del pensiero post-sessantottino, così come ampiamente delineato in un ultimo lavoro sul sinistrismo rivoluzionario per il versante italiano. Questo affiancava – e alla fine la sostituiva avendo imboccato la strada perdente del terrorismo – alla dottrina della lotta rivoluzionaria anticapitalistica, antioccidentalista e antimperialista, qualcosa di altrettanto virulento e destabilizzante come processo di definitiva de-occidentalizzazione, un monstrum ideologico ora tornato più che mai in auge ad opera dell’imperante repressiva dittatura del pensiero unico imperante in un’Europa, ma non meno che in un Occidente nel suo complesso, annaspante in una crisi epocale di valori e di leadership che ne aggrava i fattori di declino.

Proprio l’irrazionalismo del pensiero sessantottino incominciava a trovare nella teoria filosofica del decostruzionismo, partorito da alcuni filosofi francesi – Jacques Derrida, Michel Foucault, Gilles Deleuze, Jacques Lacan e altri minori – in quegli anni, la sua base teoretica, un lemma completamente nuovo anche nell’ambito del riformismo filosofico allora in atto, inteso come un disassemblaggio di parole in una frase o delle parti componenti una macchina, ciò che si avvicinava parecchio alla Destruktion heideggeriana: insomma, un incolmabile iato all’interno di una struttura che non si limitava più a effettuare un mero cambiamento nel modello strutturante e che in fondo finiva forse per rendere inconciliabili anche progetti di riforma pur a seguito di azioni sovversive. Una forza rivoluzionaria, dunque, a quell’epoca assolutamente estranea a tutti i modelli politici in atto, che, assumendo la fisionomia di un sostanziale rifiuto di ogni politica progressista, puntava a una vera e propria destabilizzazione dell’Essere, una disperata e apocalittica rimessa in discussione dello stesso senso dell’Essere.

Si trattava quindi di un folgorante cortocircuito che, scuotendo dalle fondamenta l’intero pensiero metafisico così come costruito e consolidatosi attraverso i secoli e travolgendo tutto il mondo delle idee, che pertanto finiva per perdere la sua validità e la sua verità, trascinava nella polvere tutte le certezze identitarie della civiltà occidentale, su cui calava dunque una vindice scure. Insomma, una insanabile frattura, una faglia apocalittica proprio nell’ambito della relazione con il sé, operata da inediti “sicari di Satana” in nome di una ideologia volta a superare........

© L'Opinione delle Libertà


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