Dopo Renzi, è evaporato anche Calenda
Un brocardo latino, ancora attuale in diritto e spesso efficace anche in politica, recita: simul stabunt, vel simul cadent. Tradotto letteralmente significa “insieme staranno oppure insieme cadranno”. Come spesso accade, la sapienza degli antichi ci aiuta ancora oggi ad interpretare il presente e proprio questa espressione si attaglia a pennello sui due personaggi politici più egocentrici del panorama politico italiano degli ultimi anni: Matteo Renzi e il suo alter ego, Carlo Calenda.
Delle vicende che hanno portato alla caduta dall’Olimpo degli Dei (sul quale, a onore del vero, si era collocato da solo) dell’ex premier, oggi senatore semplice (ipse dixit) di Rignano, abbiamo scritto non più di una manciata di giorni fa, stavolta gli eventi ci costringono necessariamente a parlare del secondo.
Accade infatti che, come per una forma d’imperscrutabile destino, dopo quelle di Renzi anche le truppe parlamentari di Calenda stiano esodando in massa e un fuggi fuggi così non lo vedevamo dall’ultima corsa dei tori di Pamplona.
Nel giro di tre giorni hanno abbandonato la nave di Azione ben quattro parlamentari, e non si tratta di semplici peones ma di nomi pesanti, di fatto gli architravi con il maggior spessore dell’intero movimento calendiano.
Il primo a mollare gli ormeggi e tornare verso i lidi di Forza Italia ̶ che lo ha visto crescere - è stato Enrico Costa, non certo uno........
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