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Processo Cecchettin, ergastolo a Filippo Turetta

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03.12.2024

Filippo Turetta è stato condannato all'ergastolo. Al termine di una riunione in camera di consiglio durata oltre sei ore, è questo il verdetto pronunciato da Stefano Manduzio, presidente della Corte d'assise di Venezia, nei confronti del 22enne padovano accusato dell'omicidio dell'ex fidanzata Giulia Cecchettin.

La Corte ha ritenuto prevalente, quindi, la presenza delle circostanze aggravanti individuate dal pubblico ministero Andrea Petroni. Riconosciute le aggravanti di premeditazione e rapporto affettivo. Esclusa l’aggravante della crudeltà.

Presenti in aula, alla lettura della sentenza, il papà Gino Cecchettin, gli zii Andrea Camerotto e Alessio Cecchettin, la nonna Carla Gatto. E Filippo Turetta: felpa grigia, jeans, ha assistito alla lettura della sentenza in silenzio, senza proferire parola.

La Corte d'Assise di Venezia era entrata in camera di consiglio poco prima delle 10 del 3 dicembre per discutere e deliberare la sentenza per Filippo Turetta, il 23enne reo confesso del femminicidio di Giulia Cecchettin.

La Corte d'Assise in aula per il processo a Filippo Turetta

L'udienza, la quinta, prevedeva inizialmente le repliche del pm, delle parti civili all'arringa della difesa e l'eventuale controreplica, che però non ci sono state.Il presidente Stefano Manduzio aveva quindi dichiarato chiusa la fase dibattimentale per l'entrata in camera di consiglio. La lettura della sentenza era prevista non prima delle ore 16.

Gino Cecchettin, il papà di Giulia

«La mia sensazione è che abbiamo perso tutti come società. Non sono né più sollevato né più triste rispetto a ieri o domani. È una sensazione strana, pensavo di rimanere impassibile». Lo ha detto Gino Cecchettin, dopo la lettura della sentenza. «È stata fatta giustizia - ha aggiunto - la rispetto, ma dovremmo fare di più come esseri umani. La violenza di genere va combattuta con la prevenzione, con concetti forse un po' troppo lontani. Come essere umano mi sento sconfitto».

«La giuria sì è pronunciata - ha proseguito Cecchettin - ha comminato una pena, non entro nel merito, la rispetto, ma la battaglia contro la violenza continua, è una battaglia che dovremo fare come società. Bisognerà capire cos'è crudeltà e cosa stalking, ci sarà da dibattere. Domani si riparte coi messaggi di sempre, mi dedicherò alla Fondazione e continueremo nel nostro percorso con il comitato scientifico, cercando di salvare vite». Cecchettin ha poi aggiunto che «prima ero impassibile, perché avrei accettato qualsiasi verdetto, ma nel momento in cui è arrivato, l'essere qui tutti, significa aver perso una battaglia. Andrò........

© Il Mattino di Padova


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