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Tutto l'occidente si fa prudente con i bloccanti della pubertà. Tranne l'Italia

22 10
30.06.2024

Il preoccupante dibattito sulla triptorelina in casa nostra. E intanto i genitori chieidono che venga presa una chiara posizione sul tema, in quanto di mezzo c'è la vita dei propri ragazzi

In commissione Affari sociali della Camera si parla di bloccanti della pubertà per i minori con disforia di genere facendo costante riferimento al parere delle “12 società scientifiche”. L’on. 5 Stelle Gilda Sportiello, per esempio, ne fa la sua stella polare. A ogni esperto che esprima posizioni critiche oppone con fermezza le “12 società”. Le 12 società – fra cui la Società italiana di endocrinologia (Sie) e la Società italiana di neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza (Sinpia) – sono quelle che, all’indomani dell’apertura di un’indagine sul servizio per minori con disforia dell’ospedale Careggi di Firenze – indagine che, per la cronaca, si è chiusa con la constatazione di “elementi di criticità molto significativi” – hanno emesso una dura nota in difesa della triptorelina, definita “bloccante transitorio e reversibile della pubertà” e “farmaco salvavita” in grado di ridurre del 70 per cento i tentativi di suicidio.

Era il 31 gennaio. Nel frattempo è successo il finimondo: la pubblicazione (a marzo) della chat interna Wpath, massima associazione mondiale per la salute transgender, chat in cui si ammette che l’idea di consenso da parte di un minore non ha senso, che molti tra i bambini trattati soffrono di gravi comorbidità psichiatriche, che il trattamento con bloccanti è mera sperimentazione.
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© Il Foglio


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