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Tutti i motivi per cui non si può tenere la politica europea fuori dall'Europeo

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24.06.2024

Il calcio è visibilità, consenso e aggregazione e tutti ne approfittano. Il caso francese con gli interventi a gamba tesa nella campagna elettorale di Mbappé e Thuram, ma anche quello del sondaggio sulle origini turche del capitano della Germania. E l'appello dell’Ucraina

L’Europeo più politico di sempre viene dopo il Mondiale più politico di sempre. O, forse, fingiamo ancora di sorprenderci quando scopriamo che il calcio è politica ogni giorno, soprattutto quando la manifestazione ha tutti gli occhi addosso e ogni messaggio è amplificato. Il calcio è visibilità delle posizioni, moltiplicatore delle preoccupazioni o dell’orgoglio, oppure macchina di consenso. È potere e può essere contropotere, lo è sin da quando è nato: sono nati i regimi e le rivoluzioni, poggiando il piede sul pallone. Quindi anche in questo Europeo, che viene dopo le europee, con la guerra in casa nostra da due anni e mezzo e con questioni antiche che quando il palcoscenico è così grande si ripresentano sotto forma di rivendicazioni, la politica prende il suo spazio. E no, non bastano goffi tentativi delle Federazioni di dire “non parliamo di politica”, è successo alla conferenza stampa di Frattesi, sottraendo il giocatore alle domande come fosse insidioso manifestare il pensiero. Perché o il calcio parla di politica o la politica parla al calcio.

Ancora rimbombano le parole di Kylian Mbappé e Marcus Thuram prima della partita con l’Austria, interventi a gamba tesa nella campagna elettorale della Francia. Per le legislative si vota il 30 giugno e il 7 luglio e si vota perché il Rassemblement National ha stravinto le europee e Macron ha rimesso tutto nelle mani degli elettori sciogliendo le camere la sera stessa dello scrutinio. Avanza........

© Il Foglio


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