Un giornale britannico non può essere controllato da un governo straniero. Messo alle spalle da un'iniziativa bipartisan, ora Rishi Sunak cerca di bloccare l'acquisto dei due storici giornali da parte di Abu Dhabi
Un conto sono le squadre di calcio, un altro i fiori all’occhiello della stampa nazionale: un giornale britannico non può essere controllato da un governo straniero, tanto più se il paese in questione è Abu Dhabi, tradizione illiberale e trascorsi fragilini in materia di libertà di stampa, e il giornale è il Telegraph, che insieme al settimanale Spectator è al centro della vita politica del partito di governo, i Tory. E quindi l’operazione da 600 milioni di sterline montata dall’ex Cnn Jeff Zucker per rilevare sia il quotidiano sia il glorioso settimanale Spectator si è andata a scontrare contro un raro momento di decisionismo di Rishi Sunak, che, messo con le spalle al muro da un’iniziativa bipartisan alla Camera dei Lords, è stato costretto ad annunciare un emendamento al Decreto sui mercati digitali e la concorrenza in discussione la settimana prossima in cui si dà all’Antitrust il compito di valutare se le acquisizioni possano dare a “uno stato estero o a un entità connessa con uno stato estero la proprietà, l’influenza o il controllo” su una testata giornalistica. Il governo, a quel punto, sarebbe tenuto a bloccare l’operazione. La regola non vale per radio e televisioni, anche perché di recente RedBird IMI, joint venture tra un fondo di private equity e la famiglia reale di Abu Dhabi, già proprietario del Manchester City, si è comprato il colosso televisivo britannico All3Media per 1,45 miliardi di sterline.
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