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«Non esistono mostri, il processo sia anche civiltà di parole»

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05.12.2024

Il processo e la condanna a carico di Filippo Turetta ha offerto l’occasione per tornare a riflettere sul processo penale nei casi di violenza di genere. Ne parliamo con la dottoressa Roberta D’Onofrio, gip presso il Tribunale di Campobasso.

Lei innanzitutto condivide quanto detto dall’avvocato Matteucci, in una intervista sul Dubbio, per cui non esistono gli indifendibili?

Condivido in pieno. Non esiste alcuna categoria di indagati-imputati insuscettibile di essere difesi o che non vadano difesi. Il diritto di difesa è sacro ed inviolabile, come da Costituzione in quanto garanzia ineludibile che va declinata per qualsiasi categoria (ove ne esistano) di indagati o imputati. Naturalmente, siffatti principi non possono non valere anche nell’ambito dei procedimenti per violenza di genere o domestica.

Spesso raccontiamo di avvocati presi di mira perché difendono i cosiddetti “mostri”: esercitare il diritto di difesa soprattutto nei casi di violenza contro le donne è diventato molto complesso. Lei da magistrato percepisce questo fenomeno?

Io sono contraria a qualsiasi forma di etichettatura per “categorie”. A mio parere non esistono “mostri” se non come semplificazioni giornalistiche che non aiutano a formare l’opinione pubblica e sono di ostacolo all’accertamento della verità dei fatti e della fondatezza delle accuse. Il che deve avvenire........

© Il Dubbio


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