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Gino Cecchettin pensa a una rivoluzione culturale, ma i populisti pensano a stravolgere la Carta

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04.01.2024

La notizia che l’ing. Gino Cecchettin, padre della povera Giulia, si sia affidato a una nota agenzia di comunicazione londinese per curare i rapporti con la stampa e per sviluppare progetti futuri, come un libro o una fiction, induce a riflettere su quello che sembra profilarsi come un cambio di paradigma del processo mediatico.

Una premessa è d’obbligo: nessuno intende formulare giudizi, meno che mai di carattere morale, sull’atteggiamento tenuto dai familiari di Giulia, segnalando, peraltro, come il padre, in particolare, abbia finora incarnato un modello di compostezza, misura e razionalità nell’affrontare lo straziante dolore della perdita della figlia.

Nel caso Cecchettin si è registrata una prima fase, legata al fatto di cronaca, caratterizzata dall’abituale atteggiamento dei media istituzionali intenti a fornire una versione dei fatti marcatamente colpevolista, condita dalla descrizione della presunta personalità deviata dell’indagato, e ciò a prescindere dallo stretto (e lodevole) riserbo tenuto tanto dagli inquirenti quanto dal difensore del giovane indiziato.

Il caso di cronaca ha però subito lasciato il posto alla rielaborazione in chiave politica, culturale e sociologica, sempre attraverso l’intervento pervasivo dei media, ma anche nel nuovo contesto della incontrollabile giustizia social-mediatica, dove ognuno può affacciarsi alla tribuna del web per pronunciare il suo discorso, in uno Speakers'........

© Il Dubbio


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