La bagarre di governo può paralizzare le riforme. Tranne la separazione...
«Meglio tirare a campare che tirare le cuoia». In giornate come quelle che sta vivendo la maggioranza di centrodestra, chissà se nella mente di Giorgia Meloni ha risuonato il vecchio adagio andreottiano, utilizzato dal Divo Giulio per replicare a chi lo accusava di guidare governi di piccolo cabotaggio, che avevano davanti a sé ambizioni raramente superiori alla semplice sussistenza.
In effetti, i segnali su un possibile rischio di declassamento delle ambizioni di questo esecutivo non mancano, soprattutto per quello che riguarda alcune riforme additate a inizio legislatura come imprescindibili. E che ora languono, vittime della guerra ormai di trincea scoppiata tra Lega a Forza Italia, nel pieno di un'escalation fatta anche di epiteti non proprio urbani pronunciati da chi non si era mai spinto all’invettiva, come ad esempio il portavoce azzurro Nevi, che ha dato del “paraculetto” a Salvini, prima di chiedere scusa.
Un episodio che fa il paio, anche se con toni più soft, coi famigerati “vaffa” a Tajani pronunciati a Pontida dai giovani leghisti, poi stigmatizzati dal Capitano. In questo quadro, i dossier appesi si stanno moltiplicando, e per alcuni di essi si fatica a intuire una via d’uscita. Partendo da quelli più contingenti,........
© Il Dubbio
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