Il gesto dell’uomo graziato da mattarella ricorda la figura mitica sarda evocata da michela murgia, prima della svolta della consulta sull’aiuto a morire
L’Accabadora è una figura mitica della tradizione sarda: colei o colui che, su richiesta consapevole del malato irreversibile, afflitto da incontenibili dolori, dava la “buona morte”. È quanto ci racconta Michela Murgia nel suo celebre libro del 2009, intrecciando temi etici profondi, storie di vita e di morte nella tradizione di una Sardegna rurale. Quando Murgia scrive, non esisteva ancora la possibilità di una sedazione profonda (Legge 219/2017 ), né tantomeno una sentenza della Corte costituzionale che consentisse l’aiuto al suicidio medicalmente assistito.
Franco Cioni ha condiviso con la moglie, Laura Amidei, cinquant’anni di vita, e quando è divenuta una malata terminale, con sofferenze ritenute incontenibili, non è stato in grado di non accelerare la sua morte soffocandola. Un “omicidio pietoso” che aveva, comunque, implicato il reato di omicidio del consenziente (articolo 579 del codice penale) ed una condanna a circa sei anni di detenzione.
Il Presidente della Repubblica gli ha concesso in questi giorni la grazia. Un atto di clemenza, un atto di perdono. Un atto sempre raccomandabile, perché il perdono, come ci fu insegnato da chi nacque il giorno di Natale, non dovrebbe essere negato a nessuno. Un........





















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