Il caso Toti e la deriva etica di (alcuni) magistrati sono frutto di una politica sedotta dal populismo penale
Nel mese di agosto la polemica tra la politica e la magistratura o meglio tra i politici e i magistrati si è acuita tanto da scadere in una bega e un turpiloquio rifiutato da chi ha un minimo di buonsenso.
Lo scontro tra i due poteri ha origini antiche, dall’antica Grecia per il conflitto tra “i signori del diritto”, come uno studio di grande spessore del professor Ortensio Zecchino spiega e dimostra, ma quando scade a scontro di cortile risulta insopportabile e deleterio. D’altra parte se a ogni indiscrezione della stampa su una qualunque pretesa iniziativa giudiziaria, gli esponenti politici reagiscono e minacciano di riformare la giustizia è inevitabile la protesta dei magistrati e della Associazione che ritiene di essere punita da un legislatore “avversario”. Esaminiamo qualche avvenimento che negli ultimi mesi ha posto in contrasto i politici (non la politica) con la magistratura.
La vicenda del presidente della Regione Liguria Toti è certamente emblematica per dare un giudizio sereno e obiettivo sul ruolo atipico che la magistratura vuole assumere in questo periodo storico che in verità dura da molto tempo, da quando il potere politico ha dimostrato segni di crisi. Si dice sbrigativamente che c’è una parte anche rilevante della magistratura politicizzata: è vero ma è un giudizio sommario e approssimativo che va approfondito.
Il magistrato, come tutti gli esseri viventi, vive in una società, quella attuale, moralistica e rancorosa dove trionfa il personalismo che ha fatto........
© Il Dubbio
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