Vittime e carnefici, umanità e nichilismo. L’orrore del Bataclan come un romanzo di formazione civile
V13: così è chiamato in codice il processo degli attentati terroristici avvenuti venerdì 13 novembre 2015 a Parigi.
Centotrenta vittime, falciate a colpi di kalashnikov nelle terrazze dei caffè del X e XI arrondissement e nella sala concerto del Bataclan, più il fallito attentato allo Stade de France. E così si chiama la cronaca giudiziaria dello scrittore Emmanuel Carrère che per nove mesi ha seguito tutte le udienze, tutte le testimonianze, tutte le arringhe fino al verdetto finale della Corte di assise.
La prima parte di V13 è dedicata ai racconti delle parti civili, pagine strazianti, fitte di dettagli atroci, di disperazione e di eroismo. Parlano i sopravvissuti e i familiari delle vittime, intrecciano i ricordi di quella notte, provano a ricostruire la trama, serrata e dolente dei momenti fatali che hanno portato alla morte dei propri cari. C’è Maia che al caffé Carillon ha visto morire il marito Amine, due giovani architetti innamorati e pieni di progetti per il futuro. Lei se l’è cavata con delle ferite alle gambe, protetta dal corpo di un uomo crivellato di colpi: «Ho sentito il suo respiro meccanico, i suoi ansimi, i suoi ultimi istanti di vita».
Ci sono Aristide e Alice, fratello e........
© Il Dubbio
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